giovedì, gennaio 04, 2018

VI PRESENTO CHRISTOPHER ROBIN


Vi presento Christopher robin
di Simon Curtis
con Domhnall Gleeson, Margot Robbie
UK, 2018
genere, drammatico, biografico, storico
durata, 107'



La vicenda che ruota attorno alla figura di Christopher Robin è quantomeno curiosa. Figlio di  A. A. Milne, autore di quel  “Winnie the Pooh” che fu uno dei primi best sellers dell’era moderna, Robin vide la propria infanzia trasfigurata nelle pagine del libro paterno che ne immortalò la figura facendone il compagno di giochi del celebre orsetto. Oggetto di un’attenzione spasmodica da parte della stampa e dei fan, il nostro vide la propria vita condizionata al punto di metterne in pericolo l’equilibrio emotivo. Al rapporto tra l’esistenza del protagonista e quella del celebre romanzo Hollywood ha dedicato due progetti destinati a uscire uno dopo l’altro. Il primo, in ordine di uscita, è firmato da Simon Curtis, regista inglese deciso a mettere in scena una versione dei fatti che assomiglia a un biopic se non fosse che il primato della correttezza storica e del realismo narrativo sono superati dalla contaminazione tra gli aspetti più intimi della vicenda umana di Milne e della sua famiglia, e gli elementi che fanno parte della materia artistica, dove si ritrovano sia gli scompensi tipici della notorietà mediatica, come quello che a un certo punto provoca la crisi nel rapporto tra padre e figlio, sia i misteri della creatività letteraria che vediamo all’opera nel sublime della campagna inglese dove Milne si rifugia per riprendersi dai traumi provocati dagli orrori del primo conflitto bellico al quale lo scrittore prese parte. Così facendo “Vi presento Christopher Robin” assume le forme di una favola per adulti malinconica e struggente in cui gli aspetti più drammatici della vicenda sono stemperati da una regia che valorizza l’ingenuità delle interpretazioni (oltre Domhnall Gleeson nella parte di Mine figura tra gli altri Margot Robbie in quella della moglie del romanziere) e da uno sguardo che assottiglia le distanze tra grandi e piccini. La valorizzazione sentimentale dei personaggi e della loro dimensione fanciullesca è  però resa con una semplicità che si adatta  più alla televisione che al cinema.
Carlo Cerofolini

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