domenica, dicembre 31, 2017

JUMANJI: BENVENUTI NELLA GIUNGLA


Jumanji: Benvenuti nella giungla
di Jake Kasdan
con The Rock, Jack Black, Karen Gillan, Kevin Hart
USA, 2018
genere, avventura, azione, fantasy
durata, 119'



Nel considerare gli elementi che rendono “Jumanji - Benvenuti nella giungla” un prodotto di pura fantasia non traggano in inganno le particolarità della trama, cioè il meccanismo del gioco che da il titolo al film. Come già sa chi ha visto il lungometraggio di Joe Johnston, di cui quello diretto da Jake Kasdan è il sequel, Jumani è il gioco che proietta i partecipanti in una giungla popolata da misteriose e letali creature. Nella necessità di aggiornare la confezione del prodotto, Kasdan sostituisce il gioco da tavolo con l’omonimo video game che all’inizio della storia risucchia i nostri in una foresta delle meraviglie dove i ragazzi, oltre alla fauna locale, devono vedersela con gli sgherri del cattivo che vorrebbe impedirgli di venire in possesso del gioiello necessario a farli tornare a casa. Ma la vera novità di “Jumanji - Benvenuti nella giungla” è quella che riguarda i personaggi. Capita, infatti, che gli stessi, nel passaggio dalla realtà quotidiana a quella virtuale, siano chiamati all’avventura utilizzando gli avatar fornitigli dal gioco, quindi con corpi diversi da quelli abituali. Se, come accade, il divertimento deriva dalla difficoltà dei personaggi di adeguarsi a una trasformazione che regala loro un fisico e dei carismi opposti a quelli di sempre - al punto che i due nerd del gruppo si ritrovano ad avere la silhouette e le possibilità di Rambo (interpretato da “The Rock”) e Lara Croft - a fare la differenza in termini di immaginazione è, paradossalmente, la rappresentazione della condizione giovanile. Coevo di una serie come “Tredici”, in grado negli Stati Uniti di scatenare polemiche e dibattiti per il realismo con il quale viene analizzato il dramma del bullismo e, più in generale, le disfunzioni proprie della fase adolescenziale, “Jumanji” procede, rispetto a quella, in direzione opposta. Kasdan, infatti, non esenta i suoi liceali da ansie e dolori ma ne utilizza il malessere in maniera ludica e divertita, non mettendo mai in discussione la certezza che a tutto si possa porre rimedio. Chi non lo avesse fatto, provi a guardare la fiction in questione e poi consideri se, paradossalmente, non sia proprio questa visione del mondo a dare al film il contributo maggiore in termini di trasfigurazione della nostra contemporaneità.
Carlo Cerofolini

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