mercoledì, maggio 18, 2016

AL DI LA' DELLE MONTAGNE

Al di là delle montagne
di Jia Zhangke
con Zhao Tao, Yi Zhang, Jing Dong Liang, Zijian Dong
Cina, Giappone, Francia, 
durata, 131'



Al cospetto di un autore tanto importante qual è Jia Zhangke accade di sentirsi spiazzati quando, nella ricerca delle parole più adatte a definire il suo ultimo lavoro, ci si ritrova a pensare che "Al di là delle montagne" sia in parte il risultato di logiche appartenenti al tanto vituperato cinema di genere. Ciononostante nel prendere atto della continuità di interessi e di temi proposti dal regista, come sempre incentrati sulle conseguenze prodotte dalla rivoluzione industriale e dai cambiamenti imposti da sistema di produzione sulle vite dei suoi concittadini, non si può fare a meno di considerarne la valenza attraverso le categorie e gli stilemi che sono tipici del melodramma, filone cinematografico di cui il film è debitore.  Così, se gli smacchi esistenziali derivati dalle differenze di classe e dalla posizione ricoperta dal singolo all’interno della macchina capitalista erano state - in “The Touch of Sin” -  il viatico per esplosioni di violenza omicida, nella storia in questione le ferite, altrettanto letali, vengono inferte soprattutto a livello psicologico dalle scelte di vita intraprese da uomini e donne costrette a fare i conti con gli orizzonti geografici ed esistenziali della Cina contemporanea. In questo senso risulta indicativo il titolo della canzone ballata dal gruppo di giovani nella scena che apre il film, perché l’incitamento ad andare verso ovest scandito da “Go West” dei Pet Shop Boys si traduce da un lato nello sradicamento della famiglia di Tao, la protagonista femminile, sposata ad uno spregiudicato uomo d’affari che dopo averla lasciata per un’altra donna la costringe ad accettare che il figlio parta per l’Australia dove il ragazzo deve ricevere l’istruzione necessaria a farne un perfetto cittadino del mondo globalizzato; dall’altro, nella perdita d’identità di una nazione costretta a guardare altrove e per esempio al continente oceanico (dove la storia si sposterà nell’ultima delle tre sezioni in cui è diviso il film) per comprendere fino in fondo le disfunzioni causate dal leviatano governativo. Da qui le ragioni di un malessere che “Al di là delle montagne” declina attraverso il senso di perdita che in maniera differente ma con le medesime conseguenze affligge i personaggi, costretti, nessuno escluso, a rinunciare alla vicinanza della persona amata. Ciò che colpisce di più nel film del regista cinese è la capacità di far coincidere ricerca estetica e semplicità di comunicazione. Poesia ed emozione regnano sovrane in uno dei capolavori della stagione cinematografica.

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