venerdì, aprile 15, 2016

IL LIBRO DELLA GIUNGLA

Il libro della giungla
di Jon Favreau
con Neel Sehti, Bill Murray, Scarlett Johansonn
USA. 2016
genere, avventura, drammatico, fantasy
durata, 105’



“… L'Uomo torna all'Uomo! Egli sta piangendo nella Jungla:
egli, che era nostro fratello, soffre profondamente.
L'Uomo ritorna all'Uomo (Oh, noi della Jungla lo abbiamo amato!)
e sulla traccia dell'Uomo noi non possiamo più seguirlo.”

Da “Il libro della giungla/La canzone di Chil” di R. Kipling


Quando Walt Disney decise per la trasposizione de “Il libro della giungla”, era chiaro da subito che il prodotto finale destinato alle famiglie sarebbe stato parecchio distante dal romanzo originale. Nel film di Jon Favreau, invece, seppur la drammaturgia si discosti per forza di cose dalla materia prima a causa dell’episodicità di cui questa è composta, si ritorna alle atmosfere cupe e ai contenuti stratificati del libro di Kipling.

Atmosfere, quelle di cui sopra, che non solo vengono riacciuffate nelle fasi della scrittura ma che in gran parte vengono restituite dal complesso lavoro visivo, dove l’assoluta assenza di riprese dal vero viene sopperita dalla decostruzione e ricomposizione degli ambienti e dei personaggi: in questo modo, difatti, oltre ad avere un amalgama tra gli animali e il contesto, il risultato è che la visione è pura meraviglia sia nei momenti di luce tagliata sia nei notturni nebbiosi e/o infuocati – da segnalare con sorpresa il funzionamento della tecnologia in tre dimensioni, utilizzata per aumentare la profondità di campo e dunque il coinvolgimento visivo ed emotivo di chi guarda –. Da aggiungere, inoltre, che nonostante il ritorno a tonalità oscure non mancano i momenti in cui si ride, seppur si tratti – a differenza del film del ’67 – di una comicità sofisticata che guarda poco a un pubblico infantile.

Lungi dal cadere nel bieco manicheismo, già dalla prima sequenza – la gara di corsa tra Mogwli e i lupi del branco – si percepisce da subito come il rapporto uomo/natura sia messo al centro della narrazione, dando il via ad uno svisceramento assai strutturato che riprende anche i discorsi sulla techné ( non solo ricondotta all’elemento del fuoco ma anche ai trucchi che Mowgli utilizza per adattarsi all’ambiente che lo circonda)  da una parte arma che distrugge ogni cosa e che la natura teme – terrore, questo, incarnato dalla tigre Shere Khan – dall’altra unico modo per l’uomo di rapportarsi col mondo e con sé stesso. Le stelle sono rade/Dove faremo la nostra tana oggi?/Perché, d'ora in poi, seguiremo nuove tracce.
Antonio Romagnoli

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