mercoledì, novembre 11, 2015

LE ANTEPRIME DE ICINEMANIACI -THOU WAST MILD AND LOVELY

Thou Wast Mild and Lovely
di Josephine Decker
con Joe Swanberg, Sophie Traub, Robert Longstreet
Usa, 2014
genere, drammatico
durata, 78'




Era dai tempi dell’esordio alla regia di Philip Ridley, e stiamo parlando di “Riflessi sulla pelle” girato nel 1990, che il cinema anglofono non era stato più in grado di  sublimare in maniera altrettanto potente quella parte di territorio extraurbano che per determinismo ambientale e tradizione culturale costituisce da sempre il cuore pulsante della nazione americana. Ed è proprio a quella dimensione rurale che era stata oggetto d’indagine del collega inglese a funzionare da elemento  scatenante della vicenda che è al centro di “Thou Wast Mild and Lovely”, il lungometraggio con cui Josephine Decker ribalta aspettative e luoghi comuni normalmente associati alla visione di un’esistenza scandita dalle mansioni necessarie alla conduzione della fattoria in cui vivono e lavorano i protagonisti della storia. Che, isolati dal mondo e obbligati a condividere buona parte del tempo libero, si ritrovano a fronteggiare la gelosia di Jeremiah, il padre di Sarah, morbosamente attaccato alla figlia, e per questo deciso a ostacolare il legame di complicità che la ragazza stabile con Akin, temporaneamente impiegato nell’azienda.
Utilizzando il contesto bucolico come amplificatore delle pulsioni dei personaggi e, di conseguenza, del crescendo di tensione e di erotismo che scaturisce dall’ambiguità dei loro rapporti, “Thou Was Mild and Lovely” lambisce i confini che dividono il cinema di finzione da quello documentario, raccontando il paradiso perduto dei suoi protagonisti attraverso un flusso di immagini e parole che, tanto nella forma quanto nei contenuti, sembra continuare sulla scia di quello stream of consciousness inaugurato dal Terence Malick di “Tree of Life”, e poi ripreso, tra gli altri, da un film come “Stop the Pounding Heart”, di cui quello della Decker potrebbe essere la versione noir


Perchè “Thou Wast Mild and Lovely”, svincolandosi da qualsiasi giustificazione che non sia quella riguardante la riproduzione della specie, salvaguardata al di là di ogni merito e giustizia (come testimoniano gli esiti del drammatico finale), intraprende una strada alternativa al film di Minervini mediante un depistaggio che, lasciandosi indietro ogni parvenza di poesia precipita, lo spettatore in un gorgo di ossessioni seducenti e malsane. Qualcuno ha fatto il nome di David Lynch ma poco importa, perché se “Thou Wast Mild and Lovely” ha un merito, è quello di farci appassionare al talento della sua regista e alla bravura dei suoi splenditi attori; tra i quali, con una menzione speciale vogliamo ricordare Sophie Traub, autrice di un’interpretazione che nella resa emotiva del suo personaggio ci consegna una figura femminile davvero indimenticabile. 

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