mercoledì, settembre 17, 2014

OUT OF THE FURNACE - IL FUOCO DELLA VENDETTA


di Antonio Romagnoli

Regia: Scott Cooper
Cast: Christian Bale, Woody Harrelson, Casey Affleck,
Forest Whitaker, Willem Dafoe, Zoe Saldana, Sam Shepard
USA - Drammatico 116 min




Per quanto sia difficile da immaginare, esistono luoghi in cui neppure il sogno americano è riuscito a infiltrarsi. E’ il caso dell’ambientazione, scenografica e psicologica, che Scott Cooper crea sullo schermo con “Out of the furnace”, film che districa la propria narrazione all’interno di Braddock, paesino grigiastro dell’entroterra statunitense che ha come cuore pulsante un’acciaieria.

Russel Baze, protagonista della storia, tenta di uscire dalle dinamiche micro-criminali che caratterizzano il piccolo centro, e lo fa lavorando onestamente in fabbrica. Ma, si sa, fuggire “al di fuori della fornace” (traduzione inglese ridicolizzata dalla distribuzione italiana, che lo ha invece titolato “Il fuoco della vendetta”) è praticamente impossibile, laddove la fornace indica un destino, aspro ed atroce, al quale la contestualizzazione lega indissolubilmente i personaggi.

Accompagnato da una fotografia “coeniana” e da una regia lineare ma squisita, “Out of the furnace” rivede totalmente i codici del genere dei film d’azione contemporanei quando, proseguendo verso la risoluzione finale, invece di accelerare il montaggio e, quindi, creare una ritmica potente ma artificiosa, il protagonista – parallelamente al fruitore – metabolizza la rabbia ed il dolore, facendo accrescere in entrambi la presa di coscienza dell’impossibilità nel trovare una via di fuga. A tenere insieme le premesse ottime di cui si parlava prima c’è un cast sopra le righe, dove Christian Bale è strepitoso nel dare il più tonalità possibili ad un'interpretazione estremamente intima e complessa (probabilmente è il suo miglior ruolo in carriera), e dove l’ormai onnipresente Willem Defoe si ritaglia, al solito, il suo spicchio di genialità attoriale. “Release” dei Pearl Jam finisce di confezionare un prodotto due spanne sopra la media, accrescendo l’amarezza nel rifugiarsi, da parte del protagonista, nella memoria del padre.

Scott Cooper dipinge un quadro senza vincitori né vinti, restituendo poesia ad un non-luogo che l’ha perduta o che forse, la poesia, non l’ha mai conosciuta.

ANTONIO ROMAGNOLI

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