mercoledì, settembre 05, 2012

Venezia 69 (7)

 

Identificazione di una mostra: la 69 edizione del festival di Venezia lontano dagli schermi - 7 giornata


Kim Ki Duk è un regista di culto. Per dirlo basterebbe  ricordare l’ansia che scosse il popolo della rete quando si sparse la notizia che il regista isolato e depresso avrebbe rinunciato al cinema, oppure tornando al presente registrare gli  applausi calorosi e convinti che hanno saluto la fine della proiezione del suo ultimo film “Pietà” presentato ieri a Venezia nell’ambito di Venezia 69, la sezione dedicata al concorso ufficiale. La storia del film è di quelle che appartengono per antonomasia alle corde del regista con due solitudini che il caso e la necessità uniscono in un percorso simultaneo fatto  di amore ma anche di perdizione, di violenza, di sensi di colpa e di sacrificio. Qui è la volta di un giovane strozzino che infierisce violentemente sulle sue vittime fino al giorno in cui una donna si presenta da lui  e dopo  aver subito analogo trattamento gli rivela di essere sua madre. La storia continuerà con altre sorprese che noi ed il pubblico avremo modo di vedere la prossima settimana quando il film uscirà nelle sale distribuito dalla Good films. Per il momento giova dire che anche questa volta l’amore entra nell’esistenza dei protagonisti sotto forma di un percorso salvifico in cui non mancheranno asperità fisiche ed emotive. Il regista ha dichiarato che il titolo gli è stato ispirato dalla celebre statua di Michelangelo e questo ci ricorda come il cinema del regista coreano si nutra di una plasticità che accoglie anche altre espressioni artistiche come la pittura e la scultura.  Un estasi sensoriale che i cultori di Kim Ki Duk sono disposti a difendere a spada tratta ed a qualunque costo, anche quando come nel caso degli ultimi film i risultati sono stati di molto al di sotto delle attese. Valeria Sarmento è invece la moglie del defunto Raul Ruiz regista cileno che doveva dirigere “Linhas de Wellington” poi trasferito nelle mani della consorte che a quanto pare ha reso onore alla fama del marito con un film che racconta  l’impresa di Wellington generale inglese che in Portogallo riuscì a bloccare l’avanzata dell’esercito napoleonico. Nel film c’è la storia fatta dai grandi nomi ma anche da quelli sconosciuti per un’opera che citando il parere di un critico illustre “restituisce al pubblico il piacere del cinema narrativo senza perdere la profondità della riflessione”. Tra gli interpreti John Malkovich, Michele Piccoli, Catherine Deneuve ed Isabelle Huppert. 

Se poi ci allontaniamo per un attimo dalle sale ma rimaniamo dentro il palcoscenico della mostra può capitare di imbattersi nelle parole di un cineasta militante come Ken Loach arrivato qui per ricevere l’ennesimo riconoscimento e subito pronto a non lasciarsi scappare l’occasione per manifestare il proprio antagonismo a favore dei più deboli e contro ogni forma di prevaricazione: c’è n’era un po’ per tutti a partire dal capitalismo reo di non dare futuro alle generazioni più giovani per continuare con la politica  di Israele “e non degli israeliani” nei confronti dei palestinesi ed anche, riprendendo le dichiarazioni rilasciate durante la recente convention repubblicana, di Clint Eastwood esecrato con una frase lapidaria – “se Eastwood fosse al potere avremmo tutti la pistola in pugno” che lascia poco all’immaginazione e conferma la natura di un regista che non fa fatica a dichiarare da che parte sta. Un atteggiamento che non appartiene ai molti ammiratori del regista americano, quelli che lo hanno eletto a moral guidance insolitamente taciturni di fronte allo show della “sedia vuota” con il quale il vecchio cowboy ha preso per i fondelli il presidente Barak Obama. D’altronde quest’anno il festival bada al sodo, oltre ai film, selezionatissimi anche quelli, c’è posto solo per le cose serie, di quelle che possono offrire spunti per capire il tempo presente e magari aiutarci a metabolizzare le difficoltà del momento di cui anche  manifestazione veneziana risente se sono veri i dati che indicano un calo delle presenze e degli incassi. Come si diceva qualche giorno fa il Festival al tempo della crisi.  

Abbiamo parlato di:

Pietà (Corea 2012)
di Kim Ki Duk

Linhas de Welligton   
di Valeria Sarmento
con John Malkovic, Catherine Deneuve, Michelle Piccoli, Isabelle Huppert

Ken Loach 

Calo delle presenze e degli incassi al festival di Venezia

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