mercoledì, aprile 11, 2012

Piccole bugie tra amici


Squadra che vince non si cambia. Il detto calcistico torna utile anche al cronista voyeur chiamato ad occuparsi dell'ennesimo caso del cinema francese. Squilli di tromba e strilli sui giornali il nuovo parto dei cugini d'oltralpe arriva nel paese con la risonanza molto glamour che da un pò di tempo accompagna ogni manifestazione di quella cinematografia. Ai nostri distributori non è sembrato vero di ritrovarsi in mano un titolo finito in naftalina e rispolverato per l'improvvisa notorietà di alcuni dei suoi interpreti tra cui distinguiamo i premi Oscar Dujardin e Cotillard ed il protagonista di "Quasi amici" campione a sorpresa di questo scorcio di stagione. Uno scoop in corso d'opera che rischia di rimanere tale per inconsistenza ed ovvietà perchè a conti fatti "Piccole bugie fra amici" pur ambendo a classici come "Il grande freddo" ripreso nella struttura del rendez vous amicale funestato da prematura dipartita (in questo caso l'amico non è morto ma quasi) ed alla spontaneità filmica di opere come quelle di Cassavetes e di Sautet, più volte citati in sede di presentazione per il taglio fenomenologico a cui aspira l'intera operazione, si rivela più che altro un occasione per il regista ed i suoi interpreti di lasciarsi trasportare da una libertà artistica ed attoriale da altre parti sempre meno perseguibile. Una forza che il film trova soprattutto nella complicità tra il regista Guillame Canet e la sua compagna, l'attrice Marion Cotillard, capace di aggregare intorno a loro compagni di viaggio disposti ad assecondarli nella costruzione di una storia che approfitta di una vacanza estiva per mettere a confronto le esistenze di un umanità alle prese con le solite insoddisfazioni, coniugali ed esistenziali: dai mariti in crisi di identità che si innamorano del migliore amico a quelli sull'orlo di una crisi di nervi per la minima sciocchezza - il personaggio interpretato da Cluzet ad un certo punto abbatte il muro della sua casa per catturare gli animaletti che non lo fanno dormire – oppure depressi perché la compagna li ha lasciati per la loro insulsaggine. Un film al maschile quindi, come testimonia il ruolo marginale svolto dalle donne, che ad eccezione di quello della Cotillard, peraltro irrisolta a tal punto da giustificare gli atteggiamenti superficiali che gli rivolge di chi le sta intorno, hanno il compito di contenere le frustrazioni del sesso forte, e per la capacità di questi di relativizzare le cose, di metterle tutte sullo stesso piano, considerando la vita alla stregua di un grande luna park in cui tornare ogni volta che c’è bisogno di non assumersi le proprie responsabilità.

Così, reiterando una liturgia comportamentale fatta di abbracci occasionali e di pacche sulle spalle, la storia attraversa gli uomini e le cose con una liquidità che appartiene al tempo presente per la capacità di attirare su di sé un attenzione totalizzante, fatta di momenti ad alta densità sensoriale – nel film la musica prende progressivamente spazio con esecuzioni ai limiti della sopportabilità acustica - ed emotiva – quelli in cui il film sembra superare il punto di non ritorno con improvvise esplosioni di energia – destinate però a confluire in un nulla di fatto per gli spostamenti infinitesimi prodotti sulle sorti dei personaggi, che di fatto, e nonostante quell’esperienza, rimangono attaccati alla loro iniziale inconsistenza. Ad alimentare i sospetti di un prodotto ammiccante ma sostanzialmente vuoto una regia che si ripete, accumulando scene madri e situazioni limite, seguite da lunghe pause in cui la mdp con uno stile da spot pubblicitario (con riprese che sembrano vendere il modello di vita che contengono) incornicia la libera uscita dei suoi personaggi, dapprima concentrati sulle loro angosce e poi improvvisamente catapultati in un paesaggio di infinita bellezza, liberati dalle parole ( il commento musicale le sostituisce con pezzi discografici di massima tendenza) e dall’impegno con se stessi.

Campione d’incassi nel proprio paese “Piccole bugie fra amici” è solo il primo di una lunga lista di film provenienti da un paese che anche da noi ha incrementato la propria fetta di mercato. Speriamo solo che la campagna acquisti dei nostri produttori non sia solo il frutto di una moda da monetizzare fintanto che funziona. Questo film qualche sospetto potrebbe farlo venire.

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