lunedì, ottobre 10, 2011

TOMBOY

Tomboy
regia di Céline Sciamma


Tomboy (termine inglese che significa "maschiaccio") è il ritratto di Laure, dieci anni (Zoé Heran) che si trasferisce, all'inizio dell'estate, con i genitori (Mathieu Demy e Sophie Cattani) e la sorellina Jeanne (Malonn Lévana), in una nuova casa dove presto arriverà un fratellino visto che la mamma è in dolce attesa. Laure è alta e molto magra, ha capelli biondi portati corti, occhi azzurri e un faccino pulito. E' una bambina timida e dietro ai lunghi silenzi della propria timidezza cela tumulti interiori di cui non comprende ancora il senso ma dai quali si lascerà condurre come in un gioco.

Al primo incontro con la coetanea Lisa viene scambiata per maschio e Laurie coglie come un fiore questo equivoco presentandosi come Mikael.
Nel nuovo quartiere Laure non conosce nessuno e presentarsi come un maschio ai nuovi amici, all'insaputa dei propri genitori, sembra facilitarle le cose. Vivrà un legame speciale con Lisa e scoprirà un nuovo modo di vedersi e percepirsi in mezzo agli altri, trovando altri modi di esprimersi, sospesa in bilico tra la realtà ed il gioco, fino a quando la sua nuova identità non verrà inevitabilmente smascherata.

Céline Sciamma mette in scena un tema controverso quale è l'identità sessuale e sceglie di farlo con protagonisti molto giovani, in una fase della vita assai delicata in cui la spontaneità ed il contatto con la propria interiorità non sono ancora stati compromessi dalle difficoltà dalle vita.
Laure porta in sè un tumulto interiore prodromico all'adolescenza, ormai alle porte, e che avverte come un morbido incedere tra la pelle ed i pensieri e dal quale si fa coinvolgere in un'esperienza sensoriale e giocosa che l'aiuterà a capire qualcosa in più di sè.
Può essere inteso come un film di formazione, poichè la protagonista cambierà durante l'estate e guadagnerà un tassello di sè e del mondo in termini di consapevolezza.
L'osservazione del proprio corpo che contraddice il proprio essere, la ricerca di un modo di essere che la rassicuri e che la faccia sentire accettata dagli altri, l'esigenza di un modo unico di essere e col quale farsi riconoscere, la spingono ad osare sempre più perigliosamente lungo il sentiero della finzione, rischiando in prima persona, al solo scopo di sentirsi davvero se stessa, in una identità che la rappresenti dal profondo e alla quale riferirsi.
Quanto ci sia di giocoso e quanto invece di più serio non ci è dato di sapere con precisione, ma possiamo solo intuire il peso di quanto grava in Laure lasciandoci attraversare dai suoi lunghi sguardi silenziosi eppure così carichi di parole.
La regista mantiene lo sguardo dei fanciulli per tutta la pellicola, senza giudizio nè prese di posizione, lasciando allo spettatore la libertà di trarre o meno delle conclusioni.
La macchina da presa resta all'altezza dei bambini, gli adulti entrano nella storia molto marginalmente e senza mai prenderne le redini: sono personaggi necessari all'economia della storia ma comunque relegati ai bordi e dai cui comportamenti possiamo cogliere importanti indizi per meglio conoscere Laurie e la sorella.
La famiglia di Laure è unita, le bambine sono molto amate e accudite dai genitori, le due sorelle giocano insieme serenamente e presto diventeranno complici nel segreto di Laure, il fratellino in arrivo è atteso con gioia e curiosità da tutti e quattro.
Tutto sembra procedere al meglio, eppure Laure inizia ad avvertire stonature. I contunui traslochi le impediscono di ancorarsi a certezze e a luoghi, a crearsi una identità precisa di crescita e con riferimenti stabili al di fuori della famiglia; Laurie cerca confusamente risposte su altri piani: una socialità inseguita e da ricostruire ogni volta, un sentirsi indefinita, il tentativo di decodificare i propri messaggi interiori.
La scarna colonna sonora lascia ampio spazio ai tanti primi piani e alle lunghe sequenze girate negli interni.
La spumeggiante naturalezza del divertimento e del sogno che Laure vive durante i giochi con gli amici è descritta con colori saturi e generosità di panorami in esterno e si contrappone all'ovattata tranquillità di casa da cui la giovane protagonista si lascia accarezzare e dalla quale tuttavia anela allontanarsi, in cerca di una libertà espressiva che nell'abbraccio genitoriale sembra non trovare.
La scoperta dell'inganno sconvolgerà maggiormente la madre rispetto al padre e sarà comunque vissuta con moderata tensione, permettendo a Laurie di elaborare l'accaduto senza venir schiacciata dal senso di vergogna, di colpa o di inadeguatezza.
Il vestitino abbandonato nel bosco, i sorrisi innocenti e giocosi scambiati alla amica Lisa, il suo modo impacciato di scoprirsi femmina e quel suo dichiarare il prorpio vero nome "Laurie", promuovono la Nostra ad una nuova fase di vita in cui poter essere ciò che percepisce senza per questo ferire i propri affetti più importanti.

La lentezza di alcune parti è controbilanciata dalla leggerezza di fondo che sorregge la storia e che tenta di darci una lettura dei fatti il meno seriosa e soprattutto il meno adulta possibile, lasciando ancora spazio alla saggezza cristallina dell'animo umano che abita i bambini.

Non so se il tentativo della regista fosse quello da me percepito nè se questo prodotto possa definirsi coerente e soddisfacente, ma a me ha lasciato una leggerezza d'animo di fondo che mi ha ridonato fiducia nelle risorse interiori umane.

La sceneggiatura è stata scritta da Céline Sciamma in tre settimane, circa lo stesso tempo che ci è voluto per portare a termine le riprese.
Il film ha ricevuto il Premio della giuria ai Teddy Awards 2011 a Berlino 61, il Premio Ottavio Mai e il Premio del pubblico al 26° Torino GLBT Film Festival, il Premio della giuria al Philadelphia International Gay & Lesbian Film Festival e Premio alla miglior attrice (Zoé Héran) al NewFest – New York’s LGBT Film Festival.









6 commenti:

Anonimo ha detto...

uah!!..un ritorno davvero esaustivo per la nostra Direttora..le tue parole mi hanno messo ancor più voglia di vederlo...i francesi si sà hanno una grande tradizione nel raccontare storie con bambini per prtagonisti..un saluto

nickoftime

pa ha detto...

delizioso, delicato, disarmante!
altro film francese immerso nel mondo dei ragazzi, che ho amato molto: Stella.

veri paccheri ha detto...

ciao Pa, benvenuta su i cinemaniaci e grazie per il tuo intervento. Buon cinema!

Fabrizio ha detto...

Un pò lento nei primi 20-25 minuti.
Cmq un film leggero, sensibile e coraggioso, ma dal respiro un pò limitato.Grande Direttora:-))

Julien Davenne ha detto...

"mi ha ridonato fiducia nelle risorse interiori umane".

è proprio vero, quella volontà, quella forza innata di cambiare l'ordine delle cose per la propria felicità. E' una cosa meravigliosa. E Sciamma la presenta egregiamente.

Anonimo ha detto...

..allora ti consiglio quando uscirà il film chhe ha appena vinto il premio nella sezione Alice nella città del festival di Roma North Sea Texas..e lo consiglio pure all'autrice di questa recensione...se riesco ne parlerò su qeste pagine..

nickoftime