venerdì, novembre 26, 2010

MACHETE



L'aveva detto ed ha mantenuto la promessa: nato come biglietto da visita del precedente "Grindhouse" ed in qualche modo espediente per sintetizzare l'estetica di un modello di cinema, l'Exploitation, resuscitato da un passato non troppo lontano, il trailer di Machete è diventato un film. Basterebbe già questa bizzara anomalia a spostare i livelli di simpatia dalla parte di un regista che sembra divertirsi un mondo a rileggere i generi, andando a ripescare idee ed estetiche di un cinema quasi primordiale rispetto alle grandi costruzioni visive della nostra contemporaneità.

La storia di Machete, ex agente federale, impegnato a vendicare lo sterminio della propria famiglia si mischia con quelle degli immigrati clandestini messicani, perseguitati da un governatore reazionario e da una serie di sgherri che sembrano usciti dal museo delle cere, catapultando il nostro eroe in una spirale di vendetta e redenzione.Buoni e cattivi, delitto e castigo, sacro e profano, stilemi del cinema "dell'autore" americano, trovano nel personaggio di Machete interpretato dall'ex galeotto Danny Treio, un altro scherzo di questo film, il terreno adatto per un manicheismo che lascia poco spazio all'immaginazione.

A metà strada tra "The Punisher" e "Terminator", e come loro affetto da una monolicità al limite dell'autismo, Machete è il Che Guevara di un cinema fatto ad uso e consumo di chi preferisce gli stimoli della pancia a quelli del cervello. Mani mozzate, teste che saltano, sangue a catinelle ma anche esposizione di corpi impegnati in improbabili accoppiamenti completano un panorama che avrà la propria catarsi nella scontata vittoria degli oppressi e nella parodiata punizione dei cattivi.

Realizzato con un economia che è ormai un marchio di fabbrica del cinema di Rodriguez, "Machete" si fa apprezzare a patto che si sia disposti ad accettare con atteggiamento ludico il suo spettacolo. In questo modo si avrà l'occasione di ritrovare attori dimenticati come Don Johnson, stelle Hollywoodiane come Robert De Niro, divertente e divertito, e sempre più disposto a lasciarsi coinvolgere in questo tipo di operazioni, Jessica Alba e Michelle Rodriguez, wild girls dalla pistola facile. Per tutti gli altri invece la sensazione di un divertimento programmatico. Si annunciano sequel.

(recensione pubblicata su ondacinema.it)

giovedì, novembre 25, 2010

Film in sala dal 26 novembre 2010

A Natale mi sposo
GENERE: Commedia
ANNO: 2010
NAZIONALITÀ: Italia
REGIA: Paolo Costella

Ancora tu!
(You Again)
GENERE: Commedia
ANNO: 2010
NAZIONALITÀ: USA
REGIA: Andy Fickman

I poliziotti di riserva
(The Other Guys)
GENERE: Azione, Commedia
ANNO: 2010
NAZIONALITÀ: USA
REGIA: Adam McKay

Il mio nome è Khan
(My Name Is Khan)
GENERE: Drammatico, Romantico
ANNO: 2010
NAZIONALITÀ: India
REGIA: Karan Johar

La donna della mia vita
(La donna della mia vita)
GENERE: Commedia
ANNO: 2010
NAZIONALITÀ: Italia
REGIA: Luca Lucini

Precious
(Precious)
GENERE: Drammatico
ANNO: 2009
NAZIONALITÀ: USA
REGIA: Lee Daniels

Rapunzel
(Tangled)
GENERE: Animazione, Commedia, Musical, Family
ANNO: 2010
NAZIONALITÀ: USA
REGIA: Nathan Greno, Byron Howard

The Killer Inside Me
(The Killer Inside Me)
GENERE: Drammatico, Thriller, Western
ANNO: 2010
NAZIONALITÀ: USA
REGIA: Michael Winterbottom

venerdì, novembre 19, 2010

La scomparsa di Alice Creed

Passato alle cronache per la presenza di Gemma Arterton, ultima cartina di tornasole delle pruderie da cinema mainstrem, peraltro piuttosto annacquate dagli ultimi tentativi lontano dalla mecca hollywoodiana, "La scomparsa di Alice Creed" segna un punto a favore della sua interprete non tanto sotto il profilo della performance attoriale, basata su un copione che la vede quasi sempre legata e distesa su un letto in attesa che venga pagato il riscatto per la liberazione del suo personaggio, ma su quello della storia, per via di una sceneggiatura che una volta tanto riesce a rendere credibile le motivazioni psicologiche dei caratteri.
Riducendo al minimo le fasi che precedono il rapimento e lasciando ad un breve quanto rocambolesco finale la soluzione dell'intrigo, il film si concentra sulla dialettica che si istaura tra tre protagonisti, apparentemente separati dai rispettivi ruoli, ma in realtà uniti da un ambiguità di fondo che diventerà con il passare dei minuti il motivo centrale del film.
Ambientato in unico spazio, ove si eccettuino brevi scene in esterno inserite piu' per enfatizzare la sensazione di generale claustrofobia che si respira lungo tutto il film che per una reale necessità, "Alice Creed", attraverso il genere, prova a raccontare una società dominata dal denaro ed incentrata da rapporti di forza in cui l'uomo è lupo all'uomo e dove la distinzione tra vittima e carnefice è solo un illusione per sentirsi più buoni.
Seppur macchiato da alcune situazioni poco credibili per quanto riguarda l'accostamento sociale tra i personaggi, evidentemente lontani per istruzione e provenienza, per non dire degli stratagemmi operati sul genere (impensabile il susseguirsi di momenti topici in cui i tentativi di fuga della prigioniera vengono costruiti e poi smontati con espedienti inverosimili) al fine di giocare la partita sul piano del confronto mentale e psicologico, il film riesce a portare a casa il risultato.
A metà strada tra le ruvidezze proletarie di certo cinema Lochiano, che Blakeson riprende attraverso la presenza di Martin Compston, già interprete di Sweet Sixteen, e la patinata asetticita di molto cinema inglese dell' ultima generazione (4321 di Mark Davis e Noel Clarke) "La scomparsa di Alice Creed" merita almeno una visione.

Campagna "IO Proteggo i Bambini" di Terre des Hommes

In occasione della Giornata Mondiale per la Prevenzione della violenza, 19 NOVEMBRE 2010, dall’ 8 al 21 novembre Terre des Hommes invita tutti a indossare il nastro giallo, simbolo della campagna mondiale per la prevenzione dell’abuso sull’infanzia per dire: "IO proteggo i bambini, SI’ alla prevenzione contro gli abusi".

Anche I Cinemaniaci partecipa indossando il nastro giallo e diffondendo l'iniziativa.

Alla Campagna "IO Proteggo i Bambini" sarà abbinata dall’8 al 21 novembre 2010 una raccolta fondi con l’sms solidale 45509 da 2 euro da cellulari Tim, Vodafone, Wind, 3 e COOP Voce e da rete fissa Telecom. I proventi andranno a finanziarie le attività di protezione dell’infanzia in Colombia (per bambini vittime di tortura), Mauritania (minori in conflitto con la legge) e Perù (bambini lavoratori) di Terre des Hommes.

Se desideri unirti e saperne di piu', visita il sito dedicato:

"IO Proteggo i Bambini" di Terre des Hommes

giovedì, novembre 18, 2010

Film in sala dal 19 novembre 2010

Saw 3D
(Saw 3D)
GENERE: Horror, Thriller
ANNO: 2010
NAZIONALITÀ: USA
REGIA: Kevin Greutert

Dalla vita in poi
GENERE: Commedia
ANNO: 2010 DATA:
NAZIONALITÀ: Italia
REGIA: Gianfrancesco Lazotti

Harry Potter e i doni della morte (Parte 1)
(Harry Potter and the Deathly Hallows: part I)
GENERE: Azione, Fantasy, Avventura, Mystery
ANNO: 2010
NAZIONALITÀ: Gran Bretagna, USA
REGIA: David Yates

I fiori di Kirkuk
(Golakani Kirkuk)
GENERE: Drammatico
ANNO: 2010
NAZIONALITÀ: India, Irak
REGIA: Fariborz Kamkari

Io sono con te
(Io sono con te)
GENERE: Drammatico
ANNO: 2010
NAZIONALITÀ: Italia
REGIA: Guido Chiesa

L'estate di Martino
GENERE: Commedia
ANNO: 2009 DATA: 19/11/2010
NAZIONALITÀ: Italia
REGIA: Massimo Natale

Scott Pilgrim vs. the World
(Scott Pilgrim vs. the World)
GENERE: Azione, Commedia, Avventura
ANNO: 2010 DATA: 19/11/2010
NAZIONALITÀ: Canada, USA
REGIA: Edgar Wright

Un marito di troppo
(The Accidental Husband)
GENERE: Commedia
ANNO: 2008 DATA: 19/11/2010
NAZIONALITÀ: Irlanda, USA
REGIA: Griffin Dunne

lunedì, novembre 15, 2010

Mangia, Prega, Ama



L’età di mezzo è, specialmente nella sua dimensione femminile, una
linea d’ombra che il cinema ha visitato con una predilezione che è
sempre stato sintomo di modernità. Assieme a questa la performance di
attrici che nell’interpretare donne sull’orlo della crisi hanno
trovato la maniera di esprimere anche il proprio momento personale.
Chissà se anche Julia Roberts, alle prese con il passare del tempo e
con una seconda parte di carriera ancora da definire, ha intrapreso
questa nuova avventura con le stesse aspettative.



Di certo il personaggio di Liz Gilbert, esponente di un upper class
alle prese con le conseguenze di una vita immolata al decoro sociale
ed improvvisamente catapultata nel vuoto di quella costruzione, le
calza a pennello soprattutto nella similitudine con una condizione di
raggiunto benessere che rischia di mandare in crisi di astinenza un
umanità abituata a ragionare per obiettivi. Accade così che Liz, nel
mezzo di una vita apparentemente felice divorzi dal marito ed
intraprenda un viaggio attraverso i continenti alla ricerca
dell’equilibrio perduto. Rigorosamente declinate secondo le azioni del
titolo, Italia, lIndia e Bali rappresentano altrettante tappe di un
iniziazione alla felicità che dovrà necessariamente passare attraverso
gioia e sofferenza.

Costruito come una guida della salute, "Mangia Prega Ama", risulta
impeccabile nell’esposizione del proprio prodotto: scorci da
cartolina, città ripulite da qualsiasi forma di inquinamento,
ambientale ed umano, personaggi che parlano per slogan e soprattutto
una profusione di oggettistica che farebbe la felicità di qualsiasi
turista in cerca di un ricordo da portare a casa. Entra invece in
crisi quando deve dare sostanza ad un incipit che da solo potrebbe
rappresentare il manifesto di una nuova spiritualità. Ancora una volta
infatti è la cornice a rimanere impressa: l’alternanza dei paesaggi,
gli interni di certe abitazioni, la ritualità degli incontri e degli
addi, entrambi schematicamente inseriti all’interno dei diversi quadri
in cui il film è suddiviso, sono messi in risalto dalla cura della
confezione e dall’insistenza della macchina da presa, mentre il
percorso di rinascita della protagonista sembra appartenere al normale
decorso delle cose più che alla scoperta di una nuova sensibilità. Ed
è un vero peccato per il film e per la sua attrice, come Tom Cruise,
di cui pare sempre di più la versione femminile per il conformismo
delle scelte, preoccupata di non uscire dai limiti di una
trasgressione calcolata e definita all’interno del circuito di
omologazione hollywoodiano. Due grandi attori a cui non farebbe male
una crisi reale, di quelle che ti cambiano gli orizzonti. Ne
gioverebbero loro ed anche il pubblico

giovedì, novembre 11, 2010

Film in sala dal 12 novembre 2010

Devil
(Devil)
GENERE: Horror, Thriller
ANNO: 2010
NAZIONALITÀ: USA
REGIA: Drew Dowdle, John Erick Dowdle

La scuola è finita
GENERE:
ANNO: 2010
NAZIONALITÀ: Italia
REGIA: Valerio Jalongo

Noi credevamo
GENERE: Drammatico
ANNO: 2008
NAZIONALITÀ: Italia
REGIA: Mario Martone

Porco Rosso
(Kurenai no buta)
GENERE: Animazione, Fantasy, Avventura
ANNO: 1992
NAZIONALITÀ: Giappone
REGIA: Hayao Miyazaki

Stanno tutti bene
(Everybody's Fine)
GENERE: Commedia, Drammatico
ANNO: 2009
NAZIONALITÀ: USA
REGIA: Kirk Jones

The Social Network
(The Social Network)
GENERE: Commedia, Drammatico
ANNO: 2010
NAZIONALITÀ: USA
REGIA: David Fincher

Ti presento un amico
GENERE: Commedia
ANNO: 2010
NAZIONALITÀ: Italia
REGIA: Carlo Vanzina

Unstoppable
(Unstoppable)
GENERE: Azione, Drammatico, Thriller
ANNO: 2010
NAZIONALITÀ: USA
REGIA: Tony Scott

martedì, novembre 09, 2010

MARY

Per anni tormentato da rovelli sirituali e costretto a rantolare nei miasmi di una cinematografia diventata sempre più paradigma di un anima lontana dalla propria assoluzione, Abel Ferrara riesce dunque a realizzare il suo film “religioso”. Forse non è un caso che lo abbia girato in italia, la terra che ne supporta l’esilio ed in cui trova sede formale quel dogma spesso interrogato dal regista americano. Sicuramente agevolato nella ricerca dei capitali dall’interesse suscitato dal filone apocrifo tornato in auge anche grazie alla pellicola di Ron Howard, Ferrara ne riprende almeno formalmente la carica eversiva intitolando la sua opera con il nome della prostituta salvata dal Messia e secondo la leggenda divenuta la sua discepola prediletta.

Il pretesto per l’ennesima escursione nella storia religiosa è la pellicola che il regista americano Modine sta girando ed il cui titolo “Questo è il mio sangue” ripropone ancora una volta la riscrittura del Vangelo alla luce di una fede personale e lontana dalla lettura ufficiale di quegli avvenimenti. Fin da subito quindi il cinema di Ferrara è non solo un mezzo per raccontare storie di mala/fede, attraversate da personaggi sempre ai limiti della sanità mentale ,Binoche/Mary dopo poche scene entrerà in una crisi personale che la porterà ad allontanarsi dalle scene alla ricerca di Dio, oppure divorati da un male oscuro (Modine/Anthony Childress) dipendente dalla propria opera cinematografica e rinchiuso in una camera di proiezione la cui oscurità è foriera di un salto nel vuoto irreversibile), ma più che altro un modo per mettere in atto un espiazione riflessa e frantumata nei personaggi che occupano la scena. L’attrice pentita, il regista outsider, e poi ancora il giornalista televisivo interpretato da Forest Withaker, punto di raccordo e centro della storia, con una talk show televisivo che indaga sull’essenza di una religiosità di cui lui stesso sembra ignorare la sostanza, sono la trinità in cui si divide lo sguardo del regista. Una schizofrenia lucida e moderna, dilaniata dai problemi personali (il giornalista tradisce la moglie in attesa del suo bambino per poi cadere in prostrazione quando questa rischia di perderlo), ma ancora capace di allargarsi al mondo circostante: il cinema prima di tutto, affrontato anche alle radici attraverso le parole degli apostoli e di Mary che si interrogano sul significato del “vedere” e che alludono ad un estetica sempre in bilico tra il cuore e la mente, ma anche i media, al centro dell’attenzione per motivi di sceneggiatura e per un primato a cui anche la settima arte deve sottostare (è lì che succede tutto dice un personaggio riferendosi al potere persuasivo del mezzo catodico), per non parlare degli effetti disumani prodotti dalle intolleranze culturali, esposti in maniera impietosa con un pezzo di repertorio televisivo in cui un padre ed un figlio diventano le vittime innocenti di una guerra combattuta nel nome di Dio.

Insomma un Ferrara a tutto campo che continua il suo viaggio personale nei recessi dei propri tormenti (le riprese con Withaker che attraversa la città in uno stato di catalessi, evidenziata da uno sfondo sfocato e rallentato, sono il segnale di una realtà filtrata dallo stato d’animo del personaggio) riproponendo domande destinate a rimanere insolute. Il disagio generale tradotto con una forma continuamente reinventata- cinema classico nelle scene “religiose” e della vita di “Mary” si alternano a interviste giornalistiche la cui finzione è in qualche modo messa in dubbio dalla presenza di interlocutori che appartengono alla cultura del nostro tempo e le cui risposte potrebbero appartenere a vere e proprie lezioni specialistiche, per non dire degli inserti da cinegiornale- trova la sua linearità in una volontà che è disposta a tutto, anche a reinventare New York in una Roma assolutamente riconoscibile, pur di arrivare al nocciolo della questione. E come se Ferrara, da sempre riottoso ai teoremi istituzionali (il Vaticano accusato di disciplinamento culturale e psicologico è oggetto di un invettiva tanto veloce quanto definitiva), abbia scelto il tema evangelico e la vicenda di Mary, una fuoriuscita come lui, per tentare di tirare le fila del suo cinema ed insieme di ripartire, disfandosi di fardelli ormai metabolizzati (ed infatti il film successivo, “Go Go Tales”, sarà caratterizzato da una leggerezza inedita nella filmografia del regista). Trattato come un episodio interlocutorio anche dai fan più accaniti, Mary è in realtà cartina di tornasole di un cinema che non ha ancora deciso di abdicare.

giovedì, novembre 04, 2010

Ciao Elisa

Dedicato ad Elisa Golvert, coordinatrice e factotum di Ondacinema.it che ci ha lasciato ieri notte. Non ti dimenticherò.

Nickoftime

Film in sala dal 5 novembre 2010

A cena con un cretino
(Dinner for Schmucks)
GENERE: Commedia
ANNO: 2010
NAZIONALITÀ: USA
REGIA: Jay Roach

Due cuori e una provetta
(The Switch)
GENERE: Commedia, Sentimentale
ANNO: 2010
NAZIONALITÀ: USA
REGIA: Josh Gordon, Will Speck

La scomparsa di Alice Creed
(The Disappearance of Alice Creed)
GENERE: Drammatico, Thriller
ANNO: 2009
NAZIONALITÀ: Gran Bretagna
REGIA: J Blakeson

Last Night
(Last Night)
GENERE: Drammatico, Sentimentale
ANNO: 2010
NAZIONALITÀ: Francia, USA
REGIA: Massy Tadjedin

L'immortale
(L'Immortel)
GENERE: Drammatico, Poliziesco, Thriller
ANNO: 2010
NAZIONALITÀ: Francia
REGIA: Richard Berry

Potiche - Quel genio di mia moglie
(Potiche)
GENERE: Commedia
ANNO: 2010
NAZIONALITÀ: Francia
REGIA: François Ozon

Una vita tranquilla
(Una vita tranquilla)
GENERE: Drammatico
ANNO: 2010
NAZIONALITÀ: Germania, Francia, Italia
REGIA: Claudio Cupellini

mercoledì, novembre 03, 2010

ANIMAL KINGDOM

ANIMAL KINGDOM
Regia: David Michod


Joshua (James Frecheville), non proprio quel che si dice un ragazzo sveglio, dopo la morte della madre, si trasferisce a casa dei temibili criminali zii materni e della nonna (Jacki Weawer).
Il capo della banda a conduzione famigliare, Pope Cody (Ben Mendelson) vive nascosto perchè una squadra di poliziotti che non riesce ad incastrarlo ha deciso di farlo fuori. Quando la tensione tra la famiglia e una parte della polizia sfocia in guerra, Joshua si ritrova ad essere bersaglio.
Scena iniziale: su un divano sono seduti il giovane Joshua, completamente rapito da un quiz trasmesso alla tv, e sua madre che pare dormire profondamente.
Entrano due operatori sanitari che chiedono se è stato lui a chiamare l'ambulanza e perchè. Il giovane risponde svogliatamente che è stato lui a chiamarli e continua a guardare la tv. Poco dopo scopriamo che la mamma di Joshua è morta di overdose.
Basta questa prima folgorante sequenza, per capire che ci troviamo dinanzi a un film interessante, mentre, quello che verrà dopo ci porterà a considerare Animal Kingdom un ottimo, grande film.
Il regno animale del titolo è quello della criminalità di Melbourne dove le bestie annoverano tra le loro fila la famiglia Cody, bestie in pericolo che rischiano di essere sbranate da altre bestie.
Animal Kingdom (Premio speciale della giuria al Sundance 2010) è lo spettacolare esordio di David Michod, che dimostra di conoscere bene la materia trattata, infatti nonostante la tanta carne al fuoco, riesce ad essere sintetico e contemporaneamente a tratteggiare perfettamente le psicologie dei protagonisti.
I Cody sono animali feriti, senza scampo, destinati a morire, ma ancora capaci di sferrare colpi letali e Michod li bracca con la sua mdp, gli toglie respiro, si insinua nelle loro menti tossiche e amorali.
Nel noir del regista australiano non c'è spazio per inseguimenti spettacolari e infinite sparatorie, tutto si risolve con poche disturbanti parole e pochissime pallottole, al resto ci pensa nonna Smurf che con le sue unghie curatissime e trucco da vecchia baldracca, bacia sempre un pò troppo a lungo i propri figli, tanto da mettere i brividi e farci pensare a passate relazioni incestuose.
Più che Martin Scorsese, al sottoscritto il film richiama i lavori di Abel Ferrara e l'ultimo David Cronenberg.
Cupissimo, disturbante, torbido, malsano e ..... bellissimo!

martedì, novembre 02, 2010

SOUL KITCHEN

SOUL KITCHEN
di F Akin


Celebrato dai festival ed accolto con rispetto dal pubblico pagante Fatih Akin non si è montato la testa: così dopo due film di struggente bellezza ma anche pieni di quelle seriosità che da anni rappresentano la caratteristica indispensabile per buona parte dei Mujaheddin culturali, il regista turco tedesco fa un passo indietro, o forse in avanti, mettendo in scena una pochade culinario musicale che pur non perdendo nulla di quella commistione interraziale e meticcia altrove rappresentata, la rinnova nella consapevolezza di un “Nostos” finito laddove era cominciato (per una volta il passaporto dei protagonisti non si traduce in uno spostamento geografico ed emotivo) e di un’affabulazione priva di requisiti sanguinolenti e disgreganti .

In termini esistenziali “Soul Kitchen”, per le caratteristiche intrinseche del microcosmo rappresentato - le facce che l’attraversano ma anche la musica appartengono ad un mondo capace di accogliere le influenze più disparate - è una terra promessa a domicilio, in cui è possibile ricreare le condizioni per essere felici. Così accade anche a Zios, greco trapiantato in Germania, ed al di lui ristorante da cui il film prende il titolo, alleati in una scommessa che va controcorrente, uniti dalla voglia di concedersi agli altri senza mezza termini e senza nessun tornaconto: il fratello senza arte né parte, la moglie algida ed un po’ fedigrafa, la cameriera scostante ma dal cuore d’oro e pure la fisioterapista che lo sta curando da un mal di schiena che lo perseguiterà per tutto il film sono l’esempio, nella loro diversità ma anche nell’accettazione con cui il protagonista le comprende, di questa nuova leggerezza.

Abituato a non farsi mancare niente, Akin si concede ancora una volta il lusso di relegare a comprimari i volti noti del suo cinema per lasciare spazio ad un attore poco noto, almeno a questi livelli, ma altrettanto efficace : Adam Bousdoukos, nella parte di Zinos, corpo generoso e faccia da guappo, è infatti il valore aggiunto di un film come al solito supportato da un energia che sembra condensare in un sol colpo la pazzia tizgana dell’umanità Kusturichiana con atmosfere che ricordano molto scampoli di cinema alla Aki Kaurismäki. Ed anche le mancanze,come quella di alcune situazioni che sembrano solo un pretesto per un sottofondo musicale - ad un certo punto il ristorante si trasforma in una sala di prove musicali, oppure di alcuni personaggi che fanno appena capolino, si pensi alla fisioterapista destinata a rappresentare un cambio di direzione senza averne la forza necessaria in termini di scrittura, oppure a Shayn, cuoco pazzoide ma pieno di talento improvvisamente tolto di mezzo per dare lustro all’avvenuto cambiamento del protagonista, per non dire del buonismo che pervade anche le azioni più crudeli, diventano accettabili in un impianto che riesce ad essere barocco nella sostanza ed equilibrato nella forma. Premiato con il premio per la miglior sceneggiatura al Festival di Venezia del 2009, Soul Kitchen rappresenta un ottimo vaccino al pessimismo dilagante della nostra contemporaneità.