mercoledì, ottobre 13, 2010

LIBERI ARMATI PERICOLOSI - Italia '70 - il cinema a mano armata (18)

LIBERI ARMATI PERICOLOSI (1976)
Regia: Romolo Guerrieri
Cast: Stefano Patrizi - Benjamin Lev - Max Delys - Eleonora Giorgi - Tomas Milian - Diego Abatantuono - Antonio Guidi


IL FILM: In una Milano sempre più violenta, Mario Farra detto il "biondo", Giovanni Etruschi detto "Joe" e Luigi Morandi detto "Luis" seminano il terrore mettendo a segno sanguinose rapine e ammazzando chiunque cerchi di fermarli.
Lea (Eleonora Giorgi) fidanzata di Luis (Max Delys) si rivolge alla polizia denunciando il proprio ragazzo e i suoi complici nella speranza di evitare stragi e soprattutto per cercare di riportare alla ragione il fidanzato.
Il biondo e Joe sono sempre più scatenati, a niente servono le proteste di Luis, che si limita a guidare l'auto durante le rapine, i due ammazzano senza pietà e soprattutto senza logica: poliziotti, malavitosi e perfino i componenti di un'altra banda di giovani, compreso il loro capo Lucio (Diego Abatantuono).
Il commissario di Polizia (Tomas Milian) è molto preoccupato, cerca di agire con calma per non mettere a rischio la vita di altri poliziotti, fa di tutto per evitare scontri a fuoco nei centri abitati, ma ormai la situazione e fuori controllo.
Sentendosi braccato, Luis è tentato di mollare i suoi complici, ma il biondo, capo della banda, non sente ragioni e avendo dei forti sospetti sul comportamento di Lea, costringe Luis a portarla con loro.

COMMENTO: Una regista che sa come fare un film d'azione (R. Guerrieri); uno sceneggiatore esperto (F. Di Leo); giovani protagonisti bravi e credibili.
Un'ottima e invidiabile base di partenza per uno dei tanti film del filone poliziottesco.
Ad impedire a LIBERI ARMATI PERICOLOSI, film comunque godibilissimo, di diventare una delle pietre miliari del poliziottesco è la solita maledetta fretta con la quale venivano confezionati questi film.
Fretta (di arrivare sul mercato; per contenere il budget) che impedisce al regista di mettere in atto gli accorgimenti necessari che avrebbero dato al film più credibilità e spessore.
Alcuni esempi facilmente riscontrabili durante la visione: 1. La polizia è efficacissima (al limite dell'impossibile) ad organizzare in pochissimo tempo la trappola presso il distributore di benzina preso di mira dai rapinatori, ma poi non solo viene beffata da tre ragazzini inesperti, ma soprattutto non riesce ad intercettare i tre balordi che circolano indisturbati per Milano a bordo di una vistosissima e lussuosa auto lanciando banconote; 2. L'escamotage con cui il capobanda riesce a far allontanare l'elicottero della polizia è arguto, ma per niente credibile, anche perché i suoi complici sono perfettamente visibili; 3. Lucio, seppur giovanissimo, vive in una lussuosissima villa e dispone di un vero e proprio arsenale che tiene in casa per nulla nascosto, questo (e altro) fa pensare che viva da solo, che disponga di un ingente patrimonio e che quindi sia un pezzo grosso della malavita a capo di uomini validi e ben organizzati. In realtà però, si riduce a compiere rapine in compagnia dei tre balordi, male organizzate e mal gestite e visto l'alto numero dei partecipanti, si tratta di colpi che dovrebbero fruttargli un bottino misero.
Detto questo, LIBERI ARMATI PERICOLOSI resta comunque un buon film di genere, diretto con mestiere e mano solida e con una sceneggiatura per niente banale, che si sforza di descrivere con una certa accuratezza (inusuale per questo tipo di film) le psicologie dei protagonisti.

CURIOSITA'e NOTIZIE: Il film è ispirato a due racconti di Giorgio Scerbanenco, scrittore di riferimento per le sceneggiature poliziesco-noir di Fernendo Di Leo.
Il plot principale del film è tratto da BRAVI RAGAZZI BANG BANG, mentre la seconda parte, quella che riguarda la fuga dei tre banditi e di Lea nelle campagne che circondano Milano, fa riferimento ad un altro racconto dello scrittore italo-ucraino.
Più precisamente si tratta di IN PINETA SI UCCIDE MEGLIO, breve racconto ambientato nella campagna toscana e precisamente nella pineta di TOMBOLO.
Si tratta della stessa pineta in cui è ambientato TOMBOLO - PARADISO NERO (1947) di Giorgio Ferroni (con Aldo Fabrizi e Adriana Benetti) uno dei film catalogati come Neoralismo nero e che rappresenta uno dei primissimi esempi di film italiani con un intreccio poliziesco-criminale, una novità assoluta per quel periodo, visto che sino a pochissimo tempo prima, in Italia, era impossibile girare film riguardanti questi argomenti a causa delle severe imposizioni volute dal regime fascista.



7 commenti:

Anonimo ha detto...

...grande Fabrizio,recensione di un tempismo perfetto perche' in qualche modo si confronta con la classicita' americana di un film come The Town....e la prima domanda che mi viene in mente e che ti ho fatto molte volte e' "chissa cosa' avrebbero fatto questi registi italiani con i mezzi delle produzioni americane"...

ciao

nickoftime

nasty ha detto...

è vero, è la domanda che gli appassionati di cinema non possono non porsi allorché prendono in considerazione la povertà di mezzi e l'esiguità di tempo a disposizione che caratterizzavano la lavorazione di questi film. abituati come siamo alla spettacolarità holliwoodiana, rivedere oggi queste piccole perle nere del cinema italiano fa riflettere sulla genuinità e soprattutto sulla semplicità del cinema. se infatti è naturale domandarsi cosa avrebbero fatto questi registi con grandi budget, specularmente viene da considerare quanto, al netto di effetti speciali, sequenze in esterni, e dispiego di uomini e mezzi, film come questi riescano sovente a stracciare i corrispettivi d'oltreoceano quanto a inventiva, intensità, e soprattutto ad efficacia narrativa. credo sia semplice per ognuno di noi richiamare alla mente almeno una tanti film visti negli ultimi anni dei quali, stornata la confezione, rimane solo un minuscolo ricordo. la grandezze dell'epopea del poliziottesco è stata invece nella capacità di trasportare lo spettatore in quelle banche assaltate dai malviventi, in quelle strade nelle quali rombavano auto e proiettili con pochi soldi e tante idee. le idee di chi non aveva mai dimenticato che il cinema è sogno, che al cinema ci si deve abbandonare e credere alle favole, anche quando l'inseguimento sullo schermo lo si è già visto in altri tre film.

sartoris ha detto...

incredibile, Fabrizio, proprio ieri sera l'ha dato Telenorba (in seconda serata, vista il gradiente di violenza). Che dire? Un mito... (incredibile anche quanto fosse gnocca la Giorgi, visto che oggi sembra Tutankamen:-)

OMAR

veri paccheri ha detto...

molto bello questo film.
crudo, violento e che offre uno spaccato della realtà milanese di quegli anni. milano è naturale scenografia. il duomo lo si vede un sacco di volte :-)
il personaggio del commissario è davvero tosto: un tipo integerrimo, giusto, riflessivo, responsabile. mi ha colpito molto il suo discorso fatto ai genitori dei ragazzi, in commissariato: davvero ardito nei toni e soprattutto nei concetti.
dal punto di vista contenutistico, di messaggio, mi pare si tratti di un film coraggioso.
di gran classe il riferimento a Tombolo: complimenti fabrì!
un saluto a tutti e buon cinema!

Martin ha detto...

La differenza sostanziale col cinema di oggi, cosa che non chiara a molti, è che mentre oggi "girato con mestiere" indica qualcosa di appena sufficiente, a quei tempi, e in Italia, significava un livello tecnico da far invidia qualsiasi action movie odierno.

Fabrizio ha detto...

un saluto ad Omar che ci onora di un suo commento. Verissimo quello che dice martin.

Anonimo ha detto...

Sbaglio o la scena finale è girata sulla a24 Roma-L'Aquila