giovedì, luglio 29, 2010

Bella

Bella
regia di Alejandro Gomez Monteverde


Recapitato a domicilio con diversi anni di ritardo e carico di riconoscimenti provenienti soprattutto dal pubblico festivaliero, "Bella" è un film che si aggiunge per stile e temi alla Nouvelle Vague messicana, ma lo fa in maniera meno urlata e più tradizionale: alla base della storia l'incontro tra Jose, star calcistica la cui carriera si è interrotta a seguito di un incidente automobilistico e Nina, ragazza alle prese con una maternità non voluta e desiderosa di continuare a sognare una vita migliore. Due ragazzi alle prese con il senso della vita ed uniti dal desiderio di dare una svolta all'empasse delle loro rispettive esistenze.

Rispetto ai suoi connazionali, Monteverde azzera i virtuosismi e procede raccontando in maniera lineare, e con una nitidezza di immagine che traduce al meglio la trasparente genuinità dei personaggi, una storia d'amore in cui la fisicità della passione è sostituita dalla bellezza dei sentimenti messi in gioco. Ed anche laddove l'eccesso di fotogenia (grazie ai suoi attori l'umanità che vi partecipa, indipendentemente dall'età sembra uscita da un concorso di bellezza) rischia in qualche modo di rovinare la verità dell'assunto, così come la bontà a tutto tondo dei caratteri quella dei due protagonisti, "Bella" riesce a mantenere una semplicità che non diventa mai banale, rasentando addirittura l'assoluto quando attraverso i diversi momenti della storia costruisce un modello di famiglia, con Jose, barba e capelli simil nazareno (il nome non vi dice niente?) pronto ad accogliere quella bambina frutto di un amore mai consumato e Nina, che accetta la maternità, avendo fiducia in un storia (la promessa d'aiuto da parte di Jose) che non è stata ancora scritta, ma sembra già molto simile a quella della Famiglia di Nazareth.

Girato a New York come fosse Città del Messico, tanta è la presenza di volti latino americani, il film si avvale della sofferta presenza di Eduardo Verasastegui, già cantante ed attore di telenovelas, e qui anche in veste di produttore con una compagnia, il cui nome Metanoia (dal greco "conversione") ricorda la riscoperta della fede da parte del suo fondatore.

recensione pubblicata su ONDACINEMA.it

Nessun commento: