mercoledì, dicembre 30, 2009

L'USSARO SUL TETTO

L'USSARO SUL TETTO
di JP RAPPENEAU


Un amore impossibile e gli ideali di libertà che attraversarono l'Italia pre risorgimentale sono i motivi dominanti de L'Ussaro sul tetto, film di JP Rappeneau che racconta le avventure di Angelo Pardi, diviso tra la passione civile per la patria violata ed il sentimento per la nobildonna che sta scortando alla volta del marito.
Siccome il protagonista è inseguito da emissari del governo austriaco intenzionati ad impedirne il rientro in Italia ed il morbo della peste imperversa nelle campagne provenzali, la missione del giovane ufficiale si carica fin da subito di tutte le caratteristiche (sprezzo del pericolo, slancio gratuito, ricerca del bel gesto) che hanno reso famose la figura dell’eroe romantico.
Come fosse un pittore impressionista Rappeneau non si limita a replicare il dinamismo e le divertite guasconierie dei film di cappa e spada, di cui soprattutto nella prima parte, quella in cui il personaggio si destreggia con abilità felina tra i tetti della cittadina guadagnandosi l’epiteto del titolo, il film è pieno, ma utilizza le suggestioni del Midì francese per costruire l’afflato amoroso tra i due viaggiatori.
Così facendo immerge la storia negli spazi aperti della Francia Meridionale (dimensione che segnò uno dei segni principali del movimento pittorico transalpino) e ne declina i vari passaggi accostando ai sentimenti dei personaggi l’equivalente ambientale: la foresta con i suoi recessi diventa il simbolo di una diffidenza dovuta più alla morale che all’istinto mentre via via che la vicenda procede e la forzata indifferenza lascia il posto ad un evidente attrazione, ecco che la natura cambia completamente registro, aprendosi agli orizzonti sconfinati delle grandi pianure che precedono le alpi.
In tale panorama Rappeneau alterna scene di massa, con la paura del contaggio che diventa più mortifera della stessa malattia, a momenti di intimità, in cui Angelo e Pauline, trasfigurati nella cornice che li accoglie, diventano il simbolo di un amore che nulla trattiene e che perciò è destinato a non sfiorire. Una dimensione fuori dal tempo che però non dimentica ma anzi integra in maniera naturale l’amor di patria, chiamato in causa da Angelo nel tentativo di sottrarsi ad un legame che disonorerebbe Pauline, e che la donna, anche lei al femminile, anche lei in pericolo, finisce per incarnare. Tratto dall’omonimo romanzo di Jean Giono, che traspone nella vicenda molti riferimenti autobiografici (Manosque non è solo la metà del periglioso viaggio ma anche il paese dove è nato lo scrittore, così come sono Piemontesi le sue origini), L’Ussaro sul Tetto è una coproduzione internazionale che si avvale di un cast tecnico di prima scelta, tra cui basterebbe ricordare Tierry Arbogast con la sua fotografia dai forti richiami pittorici (nelle scene di varia mondanità è evidente il richiamo a Pierre Auguste Renoir) e la costumista Franca Squarciapino gia' vincitrice di un Oscar per "Cyrano de Bergerac", ma il film non potrebbe essere lo stesso senza l’alchimia di due attori in stato di grazia: Juliette Binoche perfetta nel conferire al suo personaggio un erotismo trattenuto eppure evidente mentre Olivier Maritnez, qui al suo esordio nel grande cinema è un mix di sensibilità e destrezza fisica all’altezza dei modelli che ispirano il suo personaggio. A riprova che a volte i film influenzano la vita, la coppia in questione si sarebbe veramente innamorata e di lì a poco sarebbe divenuta una delle coppie più invidiate del cinema francese.

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