lunedì, ottobre 26, 2009

LA DOPPIA ORA

La doppia Ora
di Fabrizio Luperto

Sonia (K. Rappoport) è slovena di Lubiana, ma di padre italiano; si guadagna da vivere lavorando come cameriera in un hotel di Torino.
Guido (F. Timi) è un ex poliziotto che ora fa il guardiano in una lussuosa villa.
Dopo un solo incontro avvenuto durante uno speed date, i due provano una profonda attrazione che potrebbe trasformarsi in storia d'amore.
I produttori de LA RAGAZZA DEL LAGO (2007), a mio avviso un film molto sopravvalutato, rigiocano la carta del film di genere e, come nella precedente occasione, stanno attenti a non discostarsi eccessivamente dai gusti dello spettatore televisivo.
Mi spiego meglio. Regista e produttori de LA DOPPIA ORA si preoccupano di aiutare lo spettatore e forniscono almeno due elementi affinché la lettura del film non risulti troppo complicata (parlo sempre di standard televisivi).
Il primo suggerimento lo troviamo già nel titolo, che preannuncia una doppia "verità" o comunque una doppia dimensione; il secondo consiste nel fatto che il protagonista maschile muore dopo mezz'ora di film, facendo drizzare le antenne allo spettatore che a questo punto sa benissimo che prima o poi riapparirà (in sogno? in un altra dimensione?).
Detto questo, bisogna sottolineare che LA DOPPIA ORA è film nettamente superiore a LA RAGAZZA DEL LAGO; è scritto in maniera sintetica e senza inutili divagazioni, la sceggiatura è ben calcolata con i suoi colpi di scena ogni mezz'ora e il regista bluffa (un classico in questo genere di pellicole) restando nei limiti della decenza.
Ottima Ksenia Rappoport, premiata come miglior attrice a venezia 2009, che ripete la bella prova offerta ne LA SCONOSCIUTA (2006).
L'attrice russa, a mio parere, dovrebbe valutare meglio le offerte che le giungono, per non rischiare di ritrovarsi protagonista di film che potrebbero offuscare la sua bravura, come successo con L'UOMO CHE AMA (2008) e ITALIANS (2009).
Bravo Filippo Timi nell'interpretare un personaggio che deve fare i conti con un oscuro passato e sempre in bilico tra estrema lucidità e crisi di nervi.
Il film di Capotondi è un film di genere abbastanza maturo, un noir che non delude e che merita la visione.

Fabrizio Luperto

3 commenti:

parsec ha detto...

Molto belle le atmosfere che ha saputo creare: a tratti mi ha ricordato "Le verità nascoste" di Zemeckis, "The others" di Amenàbar, "Davanti agli occhi" di Perelman.
Bravi gli attori.
Il voto che gli dò è 7/8 soprattutto perché il film di Capotondi ha il grande merito di scostarsi da uno dei principali difetti del cinema italiano, cioé il provincialismo dei temi, le storie piccole e comprensibili solo all'interno dei confini nazionali. Finalmente un film italiano di genere con una storia molto concreta e apprezzabile universalmente.

ethan ha detto...

Il film italiano più bello che ho visto a Venezia.

nickoftime ha detto...

Ho appena visto il film è devo dire che mi ha molto deluso: forse avevo aspettative troppo alte, forse ho pretese esagerate verso un opera che cerca di parlare un linguaggio atipico per il cinema italiano ma il risultato per me è insufficiente...riordinerò le idee ed appena potrò ne parlerò cercando di entrare nei particolari...un saluto

nickoftime