venerdì, febbraio 13, 2009

VALZER CON BASHIR

Il regista israeliano Ari Folman a 19 anni combattè a Beirut e, suo malgrado, fu protagonista di una delle pagine più oscure della guerra del Libano del 1982.
Guerra tristemente nota sopratutto per la strage di Sabra e Shatila, una carneficina durata tre giorni, durante i quali i falangisti cristiani, per vendicare l'omicidio del presidente libanese Bashir Gemayel, massacrarono più di tremila palestinesi, donne e bambini compresi, con la fondamentale complicità (e supporto armato) dell'esercito israeliano.Dopo il passaggio nella riserva (il congedo in Israele si ottiene a richiesta dopo il compimento del 40° anno di età) Ari Folman ha completamente rimosso l'accaduto.

Solo dopo aver compiuto i quarant'anni con l'aiuto di uno psichiatra e il confronto con alcuni ex commilitoni che soffrono del suo stesso problema, il regista israeliano è riuscito a ricordare quanto realmente accaduto e a superare il senso di colpa.
VALZER CON BASHIR, film documentario di animazione dalla struttura indagativa, è il risultato di questo suo difficile e doloroso percorso.
La scelta di utilizzare l'animazione risulta essere azzeccata, non solo per la qualità tecnica, ma perché consente sin da subito all'autore israeliano di volare altissimo con passaggi strepitosi come la Dea del mare, che tanto richiama Fellini, la scena in cui il mitra imbracciato dal soldato diventa chitarra e quella del surfista con il mitra che rimanda ad Apocalipse Now.
Conscio e inconscio si fondono sullo schermo come nella mente del protagonista/regista cercando di ricomporre i mille pezzi di un puzzle che potrebbe rivelare cosa sia veramente accaduto.Onirico e lisergico, doloroso e devastante VALZER CON BASHIR è un'angosciante, visionaria discesa nelle tenebre della mente e del cuore, alla disperata ricerca della verità.
Finale drammaticamente commovente, che colpisce a tradimento come un fendente di baionetta nella schiena a ricordarci che purtroppo quello a cui abbiamo assistito non era un cartone animato ma la triste e crudele realtà. Colonna sonora che spazia da "Enola Gay" degli OMD a "This is not a love song" nella versione dei P.I.L.
Film stupendo, un capolavoro.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Straordinario documentario di animazione dal finale di una tristezza così devastante da lasciare senza parole. Per quanto si possa immaginare e prevedere che il viaggio alla scoperta di quanto rimosso dal regista possa portare a risultati dolorosi, non si può comunque non restare indifferenti.
Per citare un'espressione del film, questo viaggio "è peggio di un LSD andato a male" e lo parogonerei al percorso di un'insolita quanto allucinante galleria poco illuminata che non termina con la tanta attesa e sospirata luce ma con le tenebre più profonde.
Dario.

Anonimo ha detto...

Bellissimo film.
Sono sicura che alla fine di questa stagione cinematografica sarà fra i primi dieci posti della mia personale classifica.

Vorrei segnalare una cosa che mi ha colpito: la lentezza.
I gesti, i dialoghi, ogni cosa è impermeata dalla lentezza, quasi a voler mimare la lentezza con cui realmente i ricordi riaffiorano alla mente.
Non è possibile ricordare con immediatezza ciò che la mente ha scelto di cancellare .
La lentezza serve anche ad impedire che immagini immensamente dolorose giungano all'improvviso alla mente del protagonista e agli occhi dello spettatore, colpendoli, ferendoli dolorosamente, senza prima prepararli.
E' come se "lentamente" appunto, ci si abituasse a quello che sarà l'epilogo.
E l'epilogo non è finzione cinematografica.
Purtroppo.
Non siamo sentimentalisti, ma le lacrime, alla fine di questo film, sono scorse.
Carmen