giovedì, novembre 27, 2008

Film in sala da venerdi' 28 novembre

Palermo Shooting
regia: Wim Wenders
genere: drammatico
prod.: Germania

Max Payne
regia: John Moore
genere: azione
prod.: USA

Death Race
regia: Paul W.S.Anderson
genere: azione
prod.: USA

Never Back Down
regia: Jeff Wadlow
genere: azione
prod.: USA

Ti stramo - Ho voglia di un'ultima notte da manuale prima di tre baci sopra il cielo
regia: Pino Insegno, Gianluca Sodaro
genere: commedia
prod.: Italia

Bolt - Un eroe a quattro zampe
regia: Chris Williams, Byron Howard
genere: Animazione
prod.: USA

Strafumati
regia: David Gordon Green
genere: commedia
prod.: USA

Solo un padre
regia: Luca Lucini
genere: commedia
prod.: Italia

martedì, novembre 25, 2008

Tony Manero

In concorso alla 26 edizione del Torino Film Festival, il film cileno TONY MANERO si rivela molto forte nei contenuti politici, sociali ed umani.
Santiago anni '70, piena epoca Pinochet.
Sullo sfondo di questa città livida e massacrata dalla repressione della dittatura, si muovono i personaggi del film, anime corrose dalla rabbia e dalla violenza, impotenti di fronte alla situazione politica imperante, che subiscono violenze e soprusi e che tentano di sopravvivere come possono.

Il protagonista è Raùl, un disoccupato di 52 anni, solo, occessionato dal personaggio interpretato da John Travolta nel film La febbre del Sabato Sera, Tony Manero. Imita i passi di danza di Manero,le movenze,lo stile, in una compagnia sgangherata di ballo. Ben presto Manero diventa il suo unico scopo di vita, l'unica immagine per lui di realizzazione personale, l'unica via salvifica. E da se stesso emergere rapidamente tutta la rabbia accumulata per i propri fallimenti, rabbia che sfocia in follia nei sempre più frequenti accessi di ira furibonda.
Il regista Pablo Larrain mette in scena una tragedia nazionale con i toni del dramma e del grottesco.

"Il grottesco e la tragedia - racconta il regista al pubblico presente in conferenza stampa - hanno molto in comune. Il grottesco rappresenta il fallimento e nel fallimento c'è la tragedia: Nel film il protagonista tenta continuamente di affrancarsi ma il suo desiderio si ritorce contro di lui. E questa è anche la storia del Cile."

Il senso del film, il suo flusso di narrazione, passa tutto attraverso uno studio del personggio.

"Allo spettatore ho voluto dare solo un frammento che potesse però permettergli di completare ciò che non viene mostrato. Ho cercato di togliere il sovratesto, cercando di dare spazio all'immaginazione dello spettatore. Ecco perchè la mia regia sta addosso ai personaggi, tanto che le immagini sembrano fuori fuoco."

La storia risulta assolutamente originale e ben contruita; la messa in scena è cruda, essenziale e vivida. Larraìn si concentra sul protagonista, sia fisicamente che psicologicamente, quale metafora di una Nazione intera.

"'La febbre del sabato sera' è metafora dell'importazione dei valori provenienti dall'estero, che però in Cile non possono avere la stessa realizzazione - spiega Larraìn - Nel mio film, Raùl rappresenta questo fallimento di cultura e valori: non è giovane come Travolta, non sa ballare come lui e vive decisamente in un altro contesto culturale e sociale."

Da ogni sequenza deborda puro cinema: nessuna voce fuori campo a spiegare, nessuna concessione, tutto è lì sullo schermo, chiaro e limpido. Il film lascia un profondo vuoto interiore, una deriva dei sentimenti e delle logiche umane.

La pellicola, presentata allo scorso festival di Cannes, è la seconda della carriera di Larrain e concorre agli oscar come miglior film starniero.
La proiezione è stata brevemente introdotta da Emanuela Martini e dal regista stesso.

venerdì, novembre 21, 2008

Torino Film Fest 2008: il programma


L'elenco dei film in concorso e fuori concorso, alla 26 ed. del Torino Film Festival, è disponibile sul sito ufficiale del festival.
Per comodita' ho preso le utilissime informazioni presenti sul sito di Coming Soon.

TORINO 26


Bitter & Twisted di Christopher Weekes (Australia, 2008, 88’)


Tre anni dopo la prematura scomparsa di Liam Lombard, la sua famiglia, che vive nei sobborghi di Sydney, prova a tirare avanti. Ma la disperazione è tangibile: Penelope, la madre, si è chiusa in se stessa, Jordan, il padre venditore di auto, è ogni giorno più depresso, Ben, il fratello minore, si veste come Liam, è confuso dalle avances dell’amico Matt e contemporaneamente attratto dalla fidanzata del fratello, Indigo. Quest’ultima nel frattempo frequenta un uomo sposato, ma sogna di trasferirsi a Melbourne.



Demain di Maxime Giroux (Canada, 2008, 104’)


Una giovane donna, il padre diabetico, il ragazzo con cui va a letto: un’opera tesissima, fatta di silenzi e di vuoti, di ombre e di non detti. Sguardo profondo sul mistero della quotidianità e dell’umano, con una suspense da thriller che non dà tregua. Quando il cinema è in grado di colpire con un rigore che mette la pelle d’oca.


Dixia de tiankong/The Shaft di Chi Zhang (Cina, 2008, 98’)


Tre vicende di famiglia che non s’incrociano; mentre le speranze per una vita migliore restano confinate intorno alla miniera di cui campa l’intero paese. Uno sguardo che ricorda Jia Zhangke per un esordio malinconico e triste, fatto di vuoti e di poche parole. Il migliore cinema cinese indipendente e non di regime.


Donne-moi la main di Pascal-Alex Vincent (Francia/Germania, 2008, 80’)


Antoine e Quentin, fratelli gemelli di 18 anni, decidono di raggiungere la Spagna in autostop per partecipare al funerale della madre che hanno a malapena conosciuto. Il lungo viaggio è punteggiato da liti, riconciliazioni, incontri, esperienze sessuali... Progressivamente emergono le differenze tra i due, dapprima sotterranee, poi sempre più evidenti fino all’inevitabile esplosione.


Entre os dedos di Tiago Guedes e Frederico Serra (Portogallo/Brasile, 2008, 100’)


Un operaio si ribella alle condizioni di lavoro dopo l’incidente che ha colpito un suo amico. Licenziato, comincia la sua deriva economica e familiare. Un film che descrive, con stile intenso e senza schematismi, come la devastazione del mondo del lavoro penetri nelle vite private.


Helen di Joe Lawlor e Christine Mollowy (Irlanda/UK, 2008, 79’)


Per la ricostruzione della polizia, una ragazza impersona un’altra ragazza scomparsa: il suo mondo ne sarà travolto. Messa in scena astratta e quasi metafisica per un dramma intimista che sfiora la video-arte, ossessivo, inquieto, inquietante. Una scommessa che punta alto e che gioca col mystery e le tortuosità della mente e dell’anima. Tra i film più originali e nuovi di tutto il festival.


Mein freund aus Faro di Nana Neul (Germania, 2007, 88’)


Melanie vive con il padre e il fratello, veste abiti maschili e lavora in una fabbrica di catering per compagnie aeree. Un giorno incontra Jenny e se ne innamora. Jenny la ricambia, però la crede un ragazzo di nome Miguel. Riuscirà a dirle la verità? Lo stato di attesa e di confusione dell’adolescenza filmato attraverso il carisma di un volto e un corpo che ne racchiudono tutto il mistero.


Momma's Man di Azazel Jacobs (USA, 2008, 94’)


Mikey torna a casa dei genitori per una visita lasciando a casa moglie e figlia. Ma il soggiorno si prolunga e lui non riesce a trovare la forza di andarsene. Opera seconda di Azazel Jacobs – figlio di Ken, pioniere del cinema d’avanguardia americano – Momma’s man riesce ad essere comico, tragico e commovente con una grande economia di mezzi e una lucidità stilistica fuori dal comune.


The New Year Parade di Tom Quinn (USA, 2008, 85’)


Un anno nella vita di una famiglia di Philadelphia in cui i genitori sono prossimi al divorzio. La storia è vista dal punto di vista di Jack e Kat, fratello e sorella, figli della coppia in crisi. Un’analisi psicologica attenta, una narrazione coinvolgente, reminiscenze altmaniane e una magnifica colonna sonora fanno di The New Year Parade un esempio del miglior cinema indipendente americano.


Nikoli nisva sla v benekte / We've Never Been to Venice di Blaz Kutin (Slovenia, 2008, 62’)


Un uomo di mezz’età accompagna il figlio e la nuora in un viaggio in Italia dopo che i due hanno perso un bambino. L’elaborazione del lutto attraverso l’immersione nella natura e la riscoperta della civiltà. Blaz Kutin, giovane regista sloveno, gira un diario intimo a tre voci, sapientemente costruito su un fuori campo tragico che impone lunghe durate e inquadrature fisse a scrutare i volti.


Non-dit di Fien Troch (Belgio, 2008, 95’)


Grace e Lucas sono una coppia sposata che da anni, giorno dopo giorno, deve fare i conti con la misteriosa scomparsa della loro bambina avvenuta anni prima. Il loro rapporto ne è stato travolto ma i due continuano a condurre una vita apparentemente normale. Un dramma psicologico asciutto, coinvolgente, maturo con due magistrali interpretazioni di Emanuelle Devos e Bruno Todeschini.


Prince of Broadway di Sean Baker (USA, 2008, 100’)


Per le strade di Broadway, un ghanese raccoglie gente per un retrobottega di merce taroccata. Ma quando la sua ex gli porta il figlio che non sapeva di avere, la sua vita cambia per sempre. Guardando a Cassavetes, un lavoro di improvvisazione e collaborazione con gli attori, straordinario per sincerità e immediatezza. Con un cuore grande così, per giunta.


Quemar las naves di Francisco Franco (Messico, 2007, 105’)


Fratello e sorella, un legame morboso e sensuale, e una madre cantante che sta per morire. Intorno a loro, storie d’amore impossibili, gelosie, rimorsi. Un melodramma latino ambiguo e carnale, ritratto di giovani che si bruciano e cercano la salvezza, di legami che attraggono e divorano. Canzoni di Julieta Venegas.


Tony Manero di Pablo Larraín (Cile/Brasile, 2008, 98’)


Vuole ballare come John Travolta: ma la sua febbre è anche omicida, e non soltanto il sabato sera. Un personaggio scomodo, volgare, violento, rabbioso, segno indelebile di un paese che campa letteralmente sui suoi cittadini; un film sporco e altrettanto scomodo, che non si vergogna del grottesco e ride con l’orrore e dell’orrore per non piangere. Sorpresa dell’ultimo festival di Cannes (Quinzaine). Nomination all’Oscar come miglior film straniero.


Die Welle di Dennis Gansel (Germania, 2008, 101’)


Rainer Wenger, insegnante in un liceo, tiene un corso intensivo sull’autocrazia. Per contrastare lo scetticismo degli studenti che non credono possibile il ritorno di una dittatura in Germania, li porta a sperimentare direttamente in classe le forme del totalitarismo. La situazione però gli sfugge di mano e si trova a dover arginare una vera e propria fazione di stampo nazista (“l’onda” del titolo). Ispirato a una storia vera (Palo Alto, California 1967).



FUORI CONCORSO


Bam gua nat / Night and Day di Hong Sangsoo (Corea del Sud, 2008, 145’)


In fuga dalla polizia, un artista coreano si rifugia a Parigi: che sarà teatro di vicende sentimentali lontano però da qualsiasi sentimentalismo. L’ottavo film di Hong Sangsoo scava come sempre nell’intimità di personaggi che non riescono prima di tutto a gestire se stessi. Con ellissi magistrali e ansie mai riconciliate. Cinema di incontri e di parole sopraffino.


Bi Mong / Dream di Kim Ki-duk (Corea del Sud/Giappone, 2008, 95’)


Jin si addormenta al volante e sogna un incidente stradale. Ma si tratta di un fatto reale e la responsabilità ricade su Ran, una giovane donna che si dichiara innocente. Jin si autoaccusa davanti alla polizia, ma viene considerato pazzo mentre Ran finisce in carcere. Presto si scopre che i due sono indissolubilmente legati: Ran, in stato di sonnambulismo, compie quello che Jin sogna.


The Edge of Love di John Maybury (UK, 2008, 110’)


A Londra, sotto le bombe del blitz tedesco, il poeta Dylan Thomas s’innamora di una donna, che diventa la compagna spirituale e si affianca alla moglie, compagna carnale. Storia di due coppie e di un intreccio di amori e amicizie turbolente, che prosegue dopo la fine della guerra. Keira Knightley, Sienna Miller e Cillian Murphy, diretti dall’inquieto talento visivo di John Maybury.


Er shi si cheng ji / 24 City di Jia Zhang Ke (Cina, 2008, 107’)


Un documentario (con cose “inventate”) su un mondo di cemento che crolla; mentre alcune testimonianze ne raccontano la Storia e le storie. Un Jia Zhangke di rigore cartesiano e di pulizia accecante, capace di costruire immaginari interi quando tutto attorno le rovine avanzano. Il Leone d’Oro di Still Life si conferma autore acuto per un paese che cambia (forse in peggio).


The Eascapist / Prison Escape di Rupert Wyatt (Irlanda/UK, 2007, 105’)


Frank Perry (Brian Cox) sta scontando una condanna all’ergastolo in un carcere di massima sicurezza. Una lettera lo informa che la sua unica figlia è in fin di vita. Deciso a vederla un’ultima volta, escogita un complesso piano di fuga con un manipolo di scalcagnati galeotti: Lenny Drake (Joseph Fiennes), Brodie (Liam Cunningham) e Viv Baptista (Seu Jorge) a cui si aggiunge il nuovo arrivato James Lacey (Dominic Cooper). Ma non tutto va per il verso giusto.


Etz Limon / Il giardino di limoni di Eran Riklis (Israele/Germania/Francia, 2008, 106’) 


Il nuovo vicino di casa della palestinese Salma è, per sua disgrazia, il ministro degli esteri di Israele. Pertanto, per ragioni di sicurezza, lei è obbligata ad abbattere il suo adorato giardino di limoni. Ma Salma non si arrende, e intraprende una ostinata difesa della propria dignità. Una lotta “politica” esemplare nella sua quotidianità.


Filth and Wisdom di Madonna (UK, 2008, 81’) Andriy viene dall’Ucraina e sogna di diventare famoso con la sua band, Juliette vorrebbe essere Florence Nightingale, Holly una étoile del balletto. Nel frattempo dividono l’appartamento e si arrangiano con lavori improvvisati. Commedia gypsy punk nella Londra dei dropout, diretta con bel gusto dell’assurdo da Madonna, all’esordio. Protagonista: Eugene Hutz. Musica: Gogol Bordello.


Gigantic di Matt Aselton (USA, 2008, 97’) 


Brian è un giovane venditore di materassi con un grande sogno nella vita: adottare un bambino cinese. Happy è la figlia di un riccone lunatico (John Goodman) che irrompe nel negozio, addormentandosi, e nella vita di Brian. Una commedia sentimentale un po’ acida, malinconica, con un tocco alla Gondry. Protagonisti Paul Dano (Il Petroliere) e Zooey Deschanel (E venne il giorno).


Highway World - Living, Changing, Growing di Martin Hans Schmitt (Germania, 2007, 81’)


Documentario di found footage sulla costruzione di autostrade in Africa, America e Thailandia, dagli anni Trenta a oggi. Sul filo di una metafora antropomorfa, l’ipnotica crescita delle vene d’asfalto che rivestono il mondo, in un’esperienza visiva che racconta la nostra appropriazione dello spazio e ciò che ci sta dietro: la cultura della guida e della tecnica.


Katyn di Andrzej Wajda (Polonia, 2007, 118’)


Nel 1940, su ordine di Stalin (ancora legato al patto di non belligeranza con Hitler), l’esercito sovietico massacrò oltre 20.000 cittadini polacchi, militari e civili, gettandoli in fosse comuni. Fino al 1990, l’URSS ha attribuito il massacro ai nazisti. Wajda ha raccontato una tragica storia d’amore e d’eroismo sullo sfondo di questa tragedia.


Kurus di Woo Ming-jin (Malesia, 2008, 76’)


Un quindicenne di un villaggio della Malesia vive a scuola e in famiglia le inquietudini e i disagi tipici della sua età. Ma un giorno, l’arrivo di una bella insegnante gli cambierà la vita. Dal regista di The Elephant and the Sea, premio della giuria all’ultimo Torino Film Festival, la delicata storia di un’educazione sentimentale.


Lake Tahoe di Fernando Eimbcke (Messico, 2008, 85’)


Un guasto all’auto e il sedicenne Juan si trova alle prese con un anziano meccanico paranoico che vive con il suo cane e che lo trascina attraverso tutto il quartiere per trovare il pezzo di ricambio. Commedia amarognola e laconica sulla casualità della vita e l’assurdità della morte, fatta di incontri, simpatie, frasi non dette. Il secondo film del messicano Fernando Eimbcke.


Låt den ratte komma in / Lasciatemi entrare di Tomas Alfredson (Svezia, 2008, 114’)


Il rapporto adolescenziale tra Oscar, un giovane solitario e taciturno, e Eli, una bambina-vampira, sullo sfondo di una Stoccolma innevata e silenziosa. Un racconto di formazione mascherato da film gotico, una rivisitazione del genere horror ricca di passione e romanticismo. Un saggio sulla crescita, sull’innamoramento e su ciò che si è disposti a fare – e a dare – in condizioni estreme.


Mateo Falcone di Eric Vuillard (Francia, 2008, 65’)


Da un racconto di Merimée, la storia quasi biblica di un ragazzino pastore che vive il dilemma di nascondere un fuggiasco. Protagonista assoluto il paesaggio, cieli e campi che inghiottono l’uomo e lo estenuano. Esordio del francese Vuillard che gira un film lirico, pieno di immagini rivelazione.


New Orleans mon amour di Michael Almereyda (USA, 2008, 78’)


Storia d’amore impossibile tra un medico sposato e una ragazza che si dà da fare nello sgombero delle macerie di New Orleans dopo il disastro dell’uragano Katrina. Il nuovo film di Michael Almereyda racconta l’impossibilità della felicità e del ritorno alla vita dopo l’apocalisse, l’esperienza dolorosa ma intrigante del perdersi in un mondo in rovine, in cui niente sarà più come prima.


Of Time and the City di Terence Davies (UK, 2008, 74’)


A otto anni di distanza da La casa del mirto, torna Terence Davies. In Of time and the city, Davies traccia un ritratto della sua città sotto forma di elegia. Un documentario poetico che unisce materiale di repertorio, musica e immagini quasi astratte per descrivere i cambiamenti tra la Liverpool moderna e quella della sua infanzia.


Real Time di Randall Cole (Canada, 2008, 80’) Un giocatore d’azzardo compulsivo, e uno scagnozzo di mezza età, incaricato di ucciderlo. Il loro viaggio in auto, per far regolare al ragazzo i conti prima di andare incontro al suo destino. Una commedia nera a due, con dialoghi serrati e suspense ininterrotta e un duetto di attori sorprendente.


Rumba di Dominique Abel, Fiona Gordon e Bruno Romy (Francia, 2008, 77’)


Una coppia di fanatici della danza latino-americana va in giro a collezionare coppe, finché un brutto incidente non stronca la loro carriera. Commedia surreale che sembra scritta da Buñuel e girata da Tati. Secondo lungometraggio della coppia francese Dominique Abel e Fiona Gordon, compagni nella danza, nel cinema e nella vita.


Les Sept jours di Ronit e Shlomi Elkabetz (Francia/Israele, 2008, 107’)


Israele 1991. La famiglia Ohaion piange la morte di un congiunto, Marcel. Dopo la sepoltura, i numerosi parenti si riuniscono nella casa del capofamiglia per la veglia funebre destinata a durare sette giorni. Chi dorme sotto quel tetto la prima notte, dovrà farlo per tutti i giorni successivi. Con il passare delle ore emergono vecchi rancori, rivalità, frustrazioni, maldicenze, antipatie, attrazioni, ripicche, questioni legate al denaro...


Somers Town di Shane Meadows (UK, 2008, 75’)


Tomo è un adolescente fuggito da Nottingham che arriva a Londra carico di belle speranze. Marek vive a Somers Town, è figlio di un immigrato dell’Est che lavora come operaio in una ferrovia. I due costruiranno un’amicizia semplice e sincera e s’innamoreranno teneramente della stessa donna. Un gioiello di semplicità e di emozioni diretto da Shane Meadows, autore di 24/7 e This is England.


W. di Oliver Stone (USA, 2008, 128’)


Insicuro, ambizioso, snobbato dai genitori (che preferiscono il fratello Jeb), egocentrico, convertito in tarda età, il ritratto di George W. Bush dalla giovinezza alcolica al tramonto di una presidenza segnata da una guerra inutile e da un disastro economico. Stone lavora con veemenza su materiali autentici. Nel cast: Josh Brolin (W.), James Cromwell (Bush sr.), Richard Dreyfuss (Cheney).


Wendy and Lucy di Kelly Reichardt (USA, 2008, 80’)


Portland, Oregon. Diretta in Alaska, Wendy perde la cagna Lucy: la ricerca sarà un’epifania per il suo cuore. Dopo Old Joy, Kelly Reichardt si conferma regista attenta ai movimenti sussurrati dei sentimenti; e guarda al paesaggio con umiltà commovente rara. Un inno all’amore, malinconico ed essenziale. Con Michelle Williams.



L'equivoco Monnezza - ITALIA '70 - IL CINEMA A MANO ARMATA (7)

Settima Puntata - L'equivoco Monnezza

ER MONNEZZA è un personaggio creato da Dardano Sacchetti e Umberto Lenzi e interpretato dal grande TOMAS MILIAN.
Er Monnezza nasce ufficialmente il 24 maggio 1976, cioè il giorno in cui iniziano le riprese de IL TRUCIDO E LO SBIRRO.
I documenti della SIAE di Roma datati 19 agosto 1976 riportano come autore del soggetto e della sceneggiatura il solo Dardano Sacchetti, mentre in quelli datati 9 maggio 1977 compare come co-sceneggiatore anche il regista Umberto Lenzi.
ER MONNEZZA è il soprannome di SERGIO MARAZZI un meccanico ladruncolo che spesso collabora con la polizia.
E' comunista con simpatie anarchiche ed odia la violenza. La sua famiglia è composta dalla moglie Maria, dal figlio "er monnezzino" e dal fratello IL GOBBO (VINCENZO MARAZZI) che è un criminale piuttosto pericoloso.

L'EQUIVOCO: In molti e tra questi anche diversi critici cinematografici (sic!) confondono ER MONNEZZA che è un ladruncolo, con NICO GIRALDI detto anche ER PIRATA, che invece è un poliziotto ed è il protagonista della serie diretta da BRUNO CORBUCCI.

I due personaggi nonostante le somiglianze nel look e nel linguaggio e il fatto che sia sempre lo stesso T. MILIAN ad interpretarli fanno parte di due serie totalmente differenti.
Infatti ER MONNEZZA è protagonista di poliziotteschi mentre NICO GIRALDI compare esclusivamente in commedie. Elemento di confusione è senza dubbio il film UNO CONTRO L'ALTRO ...PRATICAMENTE AMICI (1981) dove lo stesso T.MILIAN interpreta un personaggio molto simile al Monnezza originale, anch'esso chiamato Monnezza, ma che in realtà si chiama QUINTO CECIONI.

A complicare ulteriormente la faccenda ci hanno pensato gli immancabili fratelli Vanzina che nel 2005 hanno girato IL RITORNO DEL MONNEZZA, facendo interpretare il ruolo a CLAUDIO AMENDOLA, figlio di FERRUCCIO AMENDOLA che per anni ha dato voce sia al MONNEZZA che a NICO GIRALDI. In realtà in questo film il protagonista è un poliziotto, figlio di NICO GIRALDI ma si fa chiamare MONNEZZA. In poche parole possiamo affermare che i VANZINA per sfruttare commercialmente al massimo la pellicola hanno unito due personaggi che in comune avevano poco o nulla ad eccezione del look e del linguaggio sguaiato.

ER MONNEZZA compare in tre pellicole: IL TRUCIDO E LO SBIRRO (1976) di U. LENZI, LA BANDA DEL TRUCIDO (1977) di S.MASSI e LA BANDA DEL GOBBO (1977) ancora diretto da U.LENZI.
Un particolare: nel secondo film della serie, Er Monnezza non si chiama VINCENZO MARAZZI, ma SERGIO MARASCHI. Questo avviene perchè il regista STELVIO MASSI e i produttori si erano "impossessati" del personaggio per questo film senza l'autorizzazione di U. LENZI che lo aveva creato ma accordandosi direttamente con T.MILIAN.
Questo avvenimento portò rancori e malumori tra Lenzi e Milian e appena terminate le riprese della Banda del Gobbo, il regista comunicò all'attore cubano che mai più avrebbe lavorato con lui.

per saperne di piu': Quel fenomeno de Er Monnezza (cineboom.it)

giovedì, novembre 20, 2008

Film in sala da venerdi' 21 novembre

Twilight
regia: Catherine Hardwicke
genere: fantastico
prod.: USA

Nessuna verita'
regia: Ridley Scott
genere: drammatico
prod.: USA

Qualcuno con cui correre
regia: Oded Davidoff
genere: drammatico
prod.: Israele

Rachel sta per sposarsi
regia: Jonathan Demme
genere: drammatico
prod.: USA

Galantuomini
regia: ardo Winspeare
genere: drammatico
prod.: Italia

martedì, novembre 18, 2008

Frontiére(s) - Ai confini dell'inferno

Approfittando delle sommosse scatenatesi a Parigi a causa della vittoria dell'estrema destra nelle elezioni, cinque giovani delinquenti mettono a segno una rapina e scappano verso il confine.
A causa del ferimento di uno di loro (il fratello dell'unica donna del gruppo) la banda è costretta a dividersi, due di loro con il bottino al seguito si dirigono verso il confine con il Lussemburgo, mentre gli altri due, tra cui la ragazza, abbandonano il ferito in ospedale per poi raggiungerli e proseguire verso Amsterdam.
La banda di delinquenti ha l'infelice idea di fermarsi in un isolato motel gestito da una famiglia (allargata) composta in gran parte da freak sadici non solo devastati nel fisico, ma anche nella mente da ideali che si rifanno al nazismo.

Le vittime designate non hanno scampo e dopo le presentazioni di rito ha inizio la mattanza: corpi appesi a ganci da macellaio, cotture al vapore, il tutto innaffiato da ettolitri di sangue.
Una volta sistemata la pratica riguardante la clientela, sembra tornare la calma, ma durante una cena-cerimonia condita da farneticanti riti veteronazisti, con la quale l'unica superstite sarà ufficialmente inserita nella "famiglia", vecchi rancori vengono a galla e la macellazione riprende in un crescendo di angoscia e tensione.

La scelta di mostrare orrori e torture oltre il limite del sopportabile, forse non è originalissima e sicuramente difficile da far accettare ai produttori, ma in questo caso si è riusciti ad andare davvero oltre.
Intendiamoci, tutto già visto, infatti sono forti i collegamenti con Rob Zombie e il suo LA CASA DEI MILLE CORPI , ma in questo caso il bravo regista Xavier Gens confeziona un film che va oltre il genere, con una buona fotografia e addirittura qualche campo lungo, non restando bloccato dal classico mix composto da macchina da presa nervosa e musica metal sparata a volume eccessivo.

In FRONTIERE(S) il regista trasforma lo strisciante razzismo, che a suo dire, trova terreno fertile nella Francia contemporanea in rigurgito militar-nazista utilizzato per soddisfare sadiche voglie.
Solo per amanti del GORE spinto all'enesima potenza.

venerdì, novembre 14, 2008

ITALIA '70 - IL CINEMA A MANO ARMATA (6)

Sesta Puntata - I personaggi

Questa puntata è dedicata ai personaggi più noti del filone poliziesco. Ritratti di poliziotti senza paura, criminali spietati, ladruncoli, tutti con in comune il forte impatto sul pubblico, tanto che i produttori ne fecero personaggi seriali.

Maurizio Merli - Il commissario Betti IL COMMISSARIO BETTI
Il commissario Betti è un personaggio creato da Franco Martinelli e Vincenzo Mannino, interpretato da MAURIZIO MERLI.
Il commissario Betti ricalca totalmente l'deale del poliziotto duro e coraggioso.
Per lui fare giustizia spesso diventa una faccenda personale e non esita ad entrare in contrasto con i superiori e a mettere a rischio la sua carriera pur di riuscire nel suo intento.
Il duro e puro Commissario Betti appare sugli schermi per la prima volta in ROMA VIOLENTA (1975) di MARINO GIROLAMI dove viene "invitato" a lasciare la Polizia dopo aver ammazzato Franco Spadoni, un criminale che aveva sparato ad un collega di Betti, costringendolo su una sedia a rotelle.
BETTI ritorna in NAPOLI VIOLENTA (1976) di UMBERTO LENZI, anche in questo film le regole del gioco stanno strette al giustiziere in divisa che non riuscendo a far condannare il pericoloso camorrista 'O GENERALE lo ammazza convincendo i suoi superiori che il colpevole sia un'altro camorrista.La terza e ultima avventura del commissario BETTI è ITALIA A MANO ARMATA (1976) di MARINO GIROLAMI. Questa volta il nostro commissario è in servizio a Torino dove è costretto a vedersela con dei criminali che hanno sequestrato dei bambini. Risolti i problemi nella capitale sabauda, si trasferisce a Genova, dove muore sotto una raffica di mitra sparata da ignoti a bordo di una fiat 127. Qualcuno afferma che il regista MARTINELLI che aveva diretto anche il primo film della serie, non voleva che il bravo LENZI (regista del secondo) sfruttasse ancora il personaggio da lui portato al successo e che per questo motivo decise di far morire il Commissario Betti.


Il commissario Tanzi IL COMMISSARIO TANZI
Il commissario Leonardo Tanzi fu creato da UMBERTO LENZI e DARDANO SACCHETTI e fu interpretato da MAURIZIO MERLI.
Questo personaggio altro non è che la "fotocopia" del Commissario Betti.
Dietro la "nascita" di TANZI c'è la necessità dei produttori e sopratutto di U. LENZI di dare un nuovo nome (come spiegato precedentemente BETTI era stato fatto morire dai suoi creatori proprio perchè LENZI non potesse più utilizzarlo) al volto di M. MERLI per sfruttare l'enorme successo del baffuto attore. Il Commissario TANZI fa il suo esordio sugli schermi in ROMA A MANO ARMATA (1976) di U.LENZI film nel quale il Commissario pur di fare giustizia non si fa scrupolo di utilizzare la violenza. A causa di tutto questo, fu inevitabile che sia il regista che l'attore fossero accusati di fascismo. In realtà questa pellicola ebbe un enorme successo e fu distribuita in Francia con il titolo di BRIGADE SPECIALE e in Gran bretagna con il titolo di BRUTAL JUSTICE.
Inoltre ROMA A MANO ARMATA ha il merito di aver creato un'altro personaggio seriale, cioè IL GOBBO, di cui parleremo più avanti.
La carriera di TANZI continua (e termina) in un altro film di LENZI, cioè IL CINICO, L'INFAME, IL VIOLENTO (1977) con J. SAXON e T. MILIAN, pellicola a cui fu cambiato il titolo pochi giorni prima dell'uscita in sala.


La banda del Gobbo IL GOBBO
Anche questo personaggio nasce dalla penna di Umberto Lenzi e Dardano Sacchetti e fa il suo esordio in ROMA A MANO ARMATA (1976). Il GOBBO interpretato magistralmente da un grandissimo TOMAS MILIAN è un delinquente di basso profilo che di mestiere fa il macellaio, ed era uno dei tanti antagonisti del Commissario TANZI. Indimenticabile la scena in cui TANZI/MERLI fa ingoiare un proiettile al GOBBO/MILIAN che compie l'operazione senza fare una piega, salvo poi ripresentarsi qualche giorno dopo con il proiettile in mano dichiarando: " so' miracolato io...hai presente quella Santa Chiara che sputava margherite perchè era protetta da Dio?...Io so' protetto da satana perchè cago piombo".
Enorme il successo del GOBBO tanto da "guadagnarsi" un film che lo vedeva protagonista assoluto, vale a dire LA BANDA DEL GOBBO (1977) sempre diretto da U. LENZI.
Ma UMBERTO LENZI in quegli anni è un vulcano di idee e proprio nella BANDA DEL GOBBO, tira fuori un altro jolly, ripescando un personaggio che aveva utilizzato in passato in altri film e che "manda in pensione" il GOBBO/MILIAN, stiamo parlando di ER MONNEZZA, il fratello del Gobbo sempre interpretato da T. MILIAN.
A quest'ultimo personaggio dedicheremo per intero la prossima puntata, che utilizzeremo anche per fare finalmente chiarezza su un equivoco che si potrae da troppi anni ormai.


Franco Gasparri è Mark Terzi MARK
Il Commissario MARK TERZI interpretato da FRANCO GASPARRI è il protagonista di tre film tutti diretti da STELVIO MASSI: MARK IL POLIZIOTTO (1975), MARK IL POLIZIOTTO SPARA PER PRIMO (1975), MARK COLPISCE ANCORA (1976).
Incasso strepitoso per il primo film della serie che superò i due miliardi di lire.
Ottima l'idea dei produttori e di S. Massi che decisero di affidare il ruolo di protagonista al sex symbol e star indiscussa dei fotoromanzi della casa editrice Lancio, F.GASPARRI, che con questa trovata riuscirono a portara in sala anche il pubblico femminile, sinora poco interessato ad un genere troppo maschilista.MARK è un Commissario un pò diverso dai suoi predecessori: meno duro, più giovane, più attraente e sopratutto ironico.Il povero FRANCO GASPARRI terminò la sua carriera nel 1980 a causa di un incidente in motocicletta, in seguito al quale rimase paralizzato. Morì prematuramente nel 1999 a causa di una crisi respiratoria.

giovedì, novembre 13, 2008

Film in sala da venerdi' 14 novembre

Awake - Anestesia cosciente
regia: Joby Harold
genere: drammatico
prod.: USA

La fidanzata di papa'
regia: Enrico Oldoini
genere: commedia
prod.: Italia

Changeling
regia: Clint Eastwood
genere: drammatico
prod.: USA

The Orphanage
regia: Juan Antonio Bayona
genere: horror
prod.: Messico, Spagna

Amore che vieni, Amore che vai
regia: Daniele Costantini
genere: drammatico
prod.: Italia

martedì, novembre 11, 2008

Giu' al Nord

Philippe Abrams (Kad Merad), direttore di un uffico postale di Salon-de-Provence, colpevole di aver simulato un'invalidità permanente, al fine di ottenere un trasferimento in costa azzurra, viene spedito per punizione, nella fredda e inospitale regione del Nord-Pas-de-Calais e precisamente a Bergues.
Il film racconta come un uomo partito dal suo paese per andare a vivere a oltre 1000 km di distanza in quello che ritiene un posto inospitale, freddo, abitato da minatori ubriaconi, una volta toccata con mano la realtà e messo da parte i pregiudizi non può far altro che innamorarsi di quei luoghi e rispettare la cultura dei suoi abitanti..

Il messaggio della pellicola è molto chiaro: liberarsi dai preconcetti per essere accoglienti verso gli altri.Il titolo originale, BIENVENUE CHEZ LES CH'TIS, è praticamente intraducibile da noi. Ch'tis è il nomignolo con il quale i francesi indicano gli abitanti della zona di Lilla e Lens (alla cui squadra di calcio si fa spesso riferimento nel film) e deriva dallo strano accento del posto.
La scelta del titolo italiano GIU' AL NORD, cioè lo stesso del fortunatissimo spettacolo teatrale di Antonio Albanese, è dovuta al fatto che secondo i clichè, il nord della Francia è considerato al pari del nostro sud.
Questo divertente film è la dimostrazione che si può far ridere con garbo senza obbligatoriamente scivolare nella volgarità, come purtroppo spesso succede nei film comici italiani, cinepanettoni in testa.Visto lo strepitoso successo in Francia e in buona parte dell'Europa, lo scaltro Will Smith ha già comprato i diritti e sta preparando il remake americano

giovedì, novembre 06, 2008

Film in sala da venerdi' 7 novembre

Quantum of Solace
Regia: Marc Forster
genere: azione
prod.: USA, Gran Bretagna

Deep Water - La folle regata
Regia: Louise Osmond, Jerry Rothwell
genere: documentario
prod.: Gran Bretagna

Un gioco da ragazze
Regia: Matteo Rovere
genere: drammatico
prod.: Italia

Aspettando il sole
Regia: Ago Panini
genere: commedia
prod.: Italia

The Burning Plain
Regia: Guillermo Arriaga
genere: drammatico
prod.: USA

Frontiere(s)
Regia: Xavier Gens
genere: Horror
prod.: Francia, Svizzera

Il pugile e la ballerina
Regia: Francesco Suriano
genere: drammatico
prod.: italia

mercoledì, novembre 05, 2008

ITALIA 70 - IL CINEMA A MANO ARMATA (5)

Quinta puntata - I Comprimari

Sono centinaia gli attori che grazie al poliziesco italiano hanno vissuto la loro stagione fortunata nel cinema. Non all'altezza di meritarsi un ruolo da protagonista ma "sempre" presenti. Fare un'elenco di nomi con filmografia sarebbe un lavoro lungo e faticoso e per il lettore probabilmente anche noioso e poco interessante. Per questo motivo ho optato per dei brevi ritratti di quelli che sono i volti più noti dei comprimari del cinema poliziesco italiano.

ANTONIO SABATO
Nasce a Montelepre (Pa) nel 1943 e per le sue frequenti apparizioni nel poliziesco venne ribattezzato L'UOMO DI PIOMBO ITALIANO.
Il suo esordio risale al 1966 in un racing-movie dal titolo GRAND PRIX.
Arriva al poliziesco nel 1970 nel ruolo di Rosario Inzulia in E VENNE IL GIORNO DEI LIMONI NERI.
Antonio Sabato ha girato ben 14 polizieschi tra i quali spiccano I FAMILIARI DELLE VITTIME NON SARANNO AVVERTITI (1972); MILANO: IL CLAN DEI CALABRESI (1972) e A TUTTE LE AUTO DELLA POLIZIA (1975).
Nel 1985 abbandona l'Italia e si stabilisce in California dove attualmente vive.
Suo figlio ANTONIO SABATO JR. è stato nel cast del telefilm MELROSE PLACE ed è uno dei modelli più richiesti negli USA tanto che la sua popolarità ha superato quella del padre.


DON BACKY
Discorso a parte merita il mitico ALDO CAPONI in arte DON BACKY.
L'artista pistoiese deve la sua fama principalmente alla musica, avendo pubblicato ben 13 album e potendo vantare un terzo posto al festival di Sanremo nel 1969 ed avendo scritto per Mina almeno 2 grandi successi: "sognando" e "nuda".
DON BACKY si è fatto valere anche nel cinema girando decine di film e lavorando con registi di grosso calibro come LIZZANI, la sua ultima apparizione risale a PANE E TULIPANI (1999).
Sono quattro i polizieschi in cui appare DON BACKY: BANDITI A MILANO (1968) con G.M. VOLONTE' film che narra le vicende della banda Cavallaro; BARBAGIA (1969) e E VENNE IL GIORNO DEI LIMONI NERI (1970).
Ma il film che gli regala un posto d'onore tra gli indimenticabili del poliziesco italiano è lo stupendo CANI ARRABBIATI (1974) di MARIO BAVA, film mai uscito in sala a cui sarà dedicata un'intera puntata di questa rubrica.


OMERO CAPANNA
Ventidue! Sono ventidue le pellicole poliziesche che hanno visto impresso il gelido sguardo di OMERO CAPANNA. A lanciarlo non poteva essere che quel geniaccio di FERNANDO DI LEO che lo scritturò per LA MALA ORDINA (1972) e lo rivolle con se per quello che è considerato il capolavoro assoluto del regista foggiano nonchè uno dei migliori noir italiani di tutti i tempi, vale a dire MILANO CALIBRO 9 (1972) con GASTONE MOSCHIN e una giovanissima BARBARA BOUCHET.


RAY LOVELOCK
E' l'indimenticabile e intimidito Carmine nel gioiello di UMBERTO LENZI, MILANO ODIA: LA POLIZIA NON PUO' SPARARE (1974) dove recita a fianco di TOMAS MILIAN e HENRY SILVA. Otto, in totale, i suoi film polizieschi.
Attualmente è ancora sulle scene, protagonista di fiction tv di successo.


SILVANO TRANQUILLI
Debutta nello spettacolo lavorando in teatro nelle compagnie di SALVO RANDONE e VITTORIO GASSMAN.Negli anni 60 e 70 ha interpretato decine di sceneggiati per la televisione.
Tra i suoi film di maggior successo va sicuramente citato DANZA MACABRA (1964) del grande ANTHONY DAWSON (Antonio Margheriti) che lo volle protagonista anche nel remake dal titolo NELLA STRETTA MORSA DEL RAGNO (1971).
Undici le sue partecipazioni nel poliziesco, tutti di buon livello.
Quasi sempre nel ruolo del poliziotto, restano indimenticabili alcuni suoi interpretazioni come quella del Commissario Modica ne E VENNE IL GIORNO DEI LIMONI NERI (1970) e quella di Paolo Santangeli in RIVELAZIONI DI UN MANIACO SESSUALE AL CAPO DELLA SQUADRA MOBILE (1972). Muore a Roma nel 1997.


ORAZIO ORLANDO
Dopo gli inizi a teatro, l'attore napoletano divenne popolare nel 1973 grazie alla serie televisiva QUI SQUADRA MOBILE.
Ma tra gli amanti del cinema era già abbastanza noto per aver interpretato lo zelante Brigadiere Biglia in INDAGINE SU UN CITTADINO AL DI SOPRA DI OGNI SOSPETTO (1970) di ELIO PETRI con G.M. VOLONTE'.
Otto sono i film polizieschi in cui è recita il bravo ORAZIO ORLANDO, che nel 1990 appare anche nella serie tv LA PIOVRA 5.ORAZIO ORLANDO muore il 18 dicembre 1990 a soli 53 anni sul palcoscenico del Teatro Flaiano di Roma durante le prove della commedia AD EVA AGGIUNGI EVA