giovedì, ottobre 30, 2008

film in sala da venerdi' 31 ottobre

High School Musical 3: Senior Year
Regia: Kenny Ortega
genere: musicale
prod.: USA

Pride and Glory - Il prezzo dell'onore
Regia: Gavin O’Connor
genere: drammatico
prod.: USA

Il passato è una terra straniera
Regia: Daniele Vicari
genere: drammatico
prod.: Italia

La terrazza sul lago
Regia: Neil LaBute
genere: azione
prod.: USA

Giu' al Nord
Regia: Dany Boon
genere: commedia
prod.: Francia

La Banda Baader Meinhof
Regia: Uli Edel
genere: drammatico
prod.: Germania

martedì, ottobre 28, 2008

Wall-E

Hello, Wall-E !!! (Waste Allocation Load Lifter - Earth class)

Non si può non essere conquistati dall’irresistibile tenerezza di questo romantico e scapicollato charlie chaplin elettronico dagli occhioni sognanti scampato alla polvere di un mondo distopico mantenendo fede al suo compito di indefesso e ostinato spazzino metropolitano dallo spirito di poeta, sopravvissuto a secoli di solitudine con la compagnia di uno scarafaggio indistruttibile ed il sostegno di una nostalgica collezione di memorabilia grazie alla quale raccoglie in eredità lo spirito di un’umanità ormai estinta di cui accoglie in sè i tratti più nobili alimentandoli con il candore, l’ottimismo e la speranza dei puri di cuore.


Sono un capolavoro i primi trenta minuti che richiamano alla memoria la leggerezza e l’incanto del cinema muto: a stabilire i toni del racconto l’incipit è affidato alle note del musical “Hello, Dolly!” la cui estetica è in contrasto con lo scenario post apocalittico che si apre ai nostri occhi ma ha la funzione di descrivere efficacemente la delicatezza d’animo di Wall-E e, nello stesso modo la reiterata scena finale di “Hello, Dolly!”, fil rouge della narrazione, rappresenta l’educazione sentimentale del piccolo robot e le sue aspirazioni/ostinazioni romantiche che troveranno conforto nel roboante atterraggio di una lucente ed eburnea EVA dell’iperspazio, creatura dal dichiarato designe Apple, liscia e perfetta come un i-pod. L’arrivo della determinatissima ed imprevedibile musa dal grilletto facile cambierà la vita di Wall-e per sempre.
Il bellissimo prodotto Disney-Pixar non ha mancato di suscitare qualche polemica per le fattezze di Wall-E che ricordano un po’ troppo il robot nr.5 di Corto Circuito e in particolare negli States ha sollevato il brusio del politically-correct per i riferimenti espliciti – ma molto divertenti - alla civiltà occidentale dei ciccioni. Nonostante tutto, l’animazione perfetta, la storia coinvolgente, le citazioni e gli omaggi cinematografici, da Chaplin, a Kubrik, a Scott e soprattutto l’umanissima vitalità del rocambolesco Wall-E e alcuni momenti di assoluta poesia ne fanno una delle commedie romantiche più riuscite della storia del cinema.

lunedì, ottobre 27, 2008

ITALIA '70 - IL CINEMA A MANO ARMATA (4)

Quarta puntata - Le Starlette

Violentate, umiliate, spesso ammazzate. Comunque sempre ai margini. Questo il destino delle donne nel poliziesco italiano, il genere più maschilista mai visto sul grande schermo. Di seguito dei brevi ritratti delle attrici che hanno fatto sognare il pubblico del cinema a mano armata.

LAURA BELLI LAURA BELLI
La bellissima napoletana LAURA BELLI è la vittima per eccellenza del poliziesco italiano.
Esordisce con il pruriginoso erotico-conventuale LA MONACA DI MONZA (1969).
Qualche tempo dopo appare in tv come conduttrice del programma di anteprime televisive PROSSIMAMENTE- PROGRAMMI PER SETTE SERE.
All'inizio degli anni '70 irrompe nel poliziesco, diventandone il volto femminile più noto.
La BELLI è una ragazza rapita, picchiata ed infine gettata da una moto in corsa sotto le gomme di una Giulia 1300 della polizia in LA POLIZIA RINGRAZIA (1972)
Sempre al fianco di E.M. SALERNO è nel cast di LA POLIZIA STA A GUARDARE (1973).
Nel 1974 l'interpretazione che ha reso incancellabile LAURA BELLI dalla mente di tutti gli amanti del poliziesco italiano, è Marilù, figlia di un ricco industriale, rapita e violentata dal mitico GIULIO SACCHI, il cattivo più cattivo di sempre, magistralmente interpretato da TOMAS MILIAN nel capolavoro di UMBERTO LENZI, MILANO ODIA : LA POLIZIA NON PUO' SPARARE.
Compare anche nella sconosciuta pellicola PORCI CON LA P38 (1978) di G. PAGANI, prima di interpretare la moglie di MAURIZIO MERLI nel tardo-poliziesco DA CORLEONE A BROOKLYN (1979).
Sempre nel 1979, LAURA BELLI, compare in OMBRE di G. CAVEDON che era uno sceneggiatore di fumetti erotici che aveva tentato la via della regia.
Poi scompare.
Torna a sorpresa nel 2000 facendo l'esordio nella regia con una pellicola, probabilmente autobiografica dal titolo FILM, che nonostante la presenza della brava LAURA MORANTE passò inosservato.

Filmografia Poliziesca
La polizia ringrazia 1972;
La polizia sta a guardare 1973;
Milano odia: la polizia non può sparare 1974;
Porci con la P38 1978;
Da Corleone a Brooklyn 1979.


JANET AGREN JANET AGREN
Svedese di Malmoe, JANET AGREN già Miss Svezia, viene adottata dal cinema italiano sul finire degli anni '60.
Gli vengono affidati piccolissimi ruoli in COLPO DI STATO (1968) di L. SALCE e in DONNE BOTTE E BERSAGLIERI (1968) di R. DEODATO.
Nel 1969 la svolta, la bionda svedese dalle lunghe gambe è la protagonista femminile de IL GIOVANE NORMALE di DINO RISI. Questa interpretazione gli vale un contratto di esclusiva per sette anni con il produttore FRANCO CRISTALDI.
JANET AGREN approda al poliziesco nei panni di una nobildonna amante dell'ufficiale di polizia LEONARD MANN (Leonardo Manzella) in LA POLIZIA INTERVIENE: ORDINE DI UCCIDERE! (1975).
Nel 1975 arriva anche il successo televisivo con l'indimenticabile sceneggiato L'AMARO CASO DELLA BARONESSA DI CARINI di DANIELE D'ANZA.
Nel 1978 altri due ruoli significativi in IL COMMISSARIO DI FERRO con MAURIZIO MERLI e IL COMMISSARIO VERRAZZANO con l'aitante LUC MERENDA.
Terminato il periodo d'oro del poliziesco la carriera della svedese dagli occhi blu, procede negli anni 80 con ruoli di secondo piano in tutti i generi popolari, in particolare con l'horror.
Appare in MANGIATI VIVI (1980) di UMBERTO LENZI e in PAURA NELLA CITTA' DEI MORTI VIVENTI (1980) di LUCIO FULCI. L'ultima parte della sua carriera la vede protagonista della commedia scollacciata.
Al fianco di LINO BANFI interpreta tre pellicole L'ONOREVOLE CON L'AMANTE SOTTO IL LETTO (1981) RICCHI RICCHISSIMI...PRATICAMENTE IN MUTANDE (1982) e OCCHIO MALOCCHIO PREZZEMOLO E FINOCCHIO (1983).
L'ultima apparizione di JANET AGREN sul grande schermo è nello sconosciuto film FOREVER (1991) prodotto da A. CAMINITO.

Filmografia Poliziesca
La polizia interviene: ordine di uccidere 1975;
Il commissario Verrazzano 1978;
A chi tocca... tocca! 1978;
Indagine su un delitto perfetto 1978;
Il commissario di ferro 1978.


DELIA BOCCARDO DELIA BOCCARDO
Debutta a soli 18 anni nello spaghetti-western TRE PISTOLE PER CESARE (1966).
Il suo primo ruolo internazionale è datato 1968 ne L'INFALLIBILE ISPETTORE CLOUSEAU.
Nel 1969 è nel cast di UN DETECTIVE, poi per la bella Delia arriva il momento del poliziesco vero e proprio. L'esordio è di quelli che fanno rumore: LA POLIZIA INCRIMINA LA LEGGE ASSOLVE (1973) di E.G. CASTELLARI con FRANCO NERO e FERNANDO REY.
Negli anni successivi interpreta IL POLIZIOTTO E' MARCIO (1974) e LA POLIZIA ACCUSA: IL SERVIZIO SEGRETO UCCIDE (1975).
Attualmente la sua attività principale è quella di produttrice televisiva, ma il suo volto è ancora noto in quanto da oltre dieci anni è protagonista della soap opera INCANTESIMO.

Filmografia Poliziesca
Un detective 1969;
La polizia incrimina la legge assolve 1973;
Il poliziotto è marcio 1974;
La polizia accusa: il servizio segreto uccide 1975.


MARISA MELL MARISA MELL
Austriaca di nascita, alta, formosa, capelli lunghi, bellissima. Irrompe sugli schermi italiani a metà degli anni '60.
Dopo una particina in CASANOVA 70 (1965) di M. MONICELLI e l'interpretazione di una spogliarellista in LE DOLCI SIGNORE (1967) di L. ZAMPA la bella MARISA MELL in versione biondo platino interpreta Eva Kant in DIABOLIK (1967) del grande MARIO BAVA. La sua carriera prosegue con UNA SULL'ALTRA (1969) di LUCIO FULCI e con ...DOPO DI CHE UCCIDE IL MASCIO E LO DIVORA (1971) di JOSE ANTONIO NIVES CONDE.
La statuaria austriaca diviene ben presto una delle reginette dei rotocalchi scandalistici anche a causa del suo comportamento fuori dalle scene non proprio da monaca di clausura. Spesso la si vede accompagnarsi al suo connazionale HELMUT BERGER anche lui dedito agli eccessi. Nei primi anni '70 è coinvolta nello scandalo a base di cocaina e filmetti porno che vede protagonista il suo uomo del momento, il play boy PIERLUIGI TORRI che nelle vesti di produttore gira SENZA VIA D'USCITA (1971) ovviamente interpretato dalla MELL. L'esordio nel poliziesco è datato 1973 dove al fianco di ANTONIO SABATO interpreta il ruolo di Jasmine Sunders in MILANO ROVENTE di UMBERTO LENZI.
Nel dicembre del 1975 l'ennesimo colpo di teatro della MELL, infatti a sorpresa appare senza veli in tutto il suo splendore su PLAYBOY.
Ancora poliziesco nel 1976, è la protagonista femminile in L'ULTIMA VOLTA di ALDO LADO. Poi a fianco del suo amico inseparabile HELMUT BERGER è vittima di continue percosse e stupri in LA BELVA COL MITRA (1977) di SERGIO GRIECO.
Al termine delle riprese HELMUT BERGER sempre più schiavo della cocaina tenta il suicidio forse anche provato dalla morte del suo scopritore e amante LUCHINO VISCONTI. Anche MARISA MELL sempre molto vicina a BERGER non sembra in gran forma, e rilascia interviste dove si atteggia a grande diva, sventolando ai quattro venti i suoi rifiuti a vari produttori che le offrivano lavori, che a suo dire non erano alla sua altezza, ma in realtà si tratta dell'inizio della sua fine artistica. MARISA MELL in verità non viene più richiesta perchè considerata inaffidabile e dedita alle droghe. Gli ultimi film di MARISA MELL non sono memorabili, come ad esempio LA COMPAGNA DI VIAGGIO (1980), dove la MELL è attorniata dalle stelline dell'erotico ANNA MARIA RIZZOLI e SERENA GRANDI ma anche da attrici che alternano piccole particine in questo genere di film al porno vero e proprio come MARINA FRAJESE/LOTHAR.
MARISA MELL appare poi nelle commedie scollacciate LA LICEALE AL MARE CON L'AMICA DI PAPA' (1980) e LA DOTTORESSA PREFERISCE I MARINAI (1981) con ALVARO VITALI, ma a spogliarsi non è più la bella austriaca ma le più giovani SABRINA SIANI e PAOLA SENATORE.
Contemporaneamente MARISA MELL appare in due film "strani" dirette da tale AMASI DAMIANI trattasi di PECCATI A VENEZIA e CORPI NUDI, due film senza capo ne coda, che probabilmente furono distribuiti INSERTATI (film erotici e non che venivano distribuiti inserendo successivamente scene porno) nel circuito PORNO vista la presenza nel cast delle pornodive come LAURA LEVI (Gabriella Tricca) e MARINA FRAJESE/LOTHAR.
Dopo un periodo di assenza dall'Italia MARISA MELL riappare in ITALIA SULLE PAGINE DI UNA RIVISTA PORNOGRAFICA.
Fortunatamente, al contrario di altre stelline sexy della scena cinematografica italiana degli anni 70 come LILLI CARATI, PAOLA SENATORE, KARIN SCHUBERT, MARINA FRAJESE/LOTHAR, la bella MARISA MELL non intraprese mai la carriera del cinema porno.
MARISA MELL, bellezza austriaca dagli occhi smeraldo muore dopo una breve malattia nel 1992.

Filmografia poliziesca
Milano rovente 1973;
L'ultima volta 1976;
La belva col mitra 1977.

venerdì, ottobre 24, 2008

THE HURT LOCKER


Lo sfondo ricorda il paesaggio lunare che appartiene ai luoghi dell’anima ma anche a quelli desunti dalla cronaca del tempo presente: la guerra come dimensione che annichilisce la dignità dell’uomo e la riduce, attraverso i suoi simboli più vistosi (le insegne, la divisa, le armi) in una ad una componente del meccanismo che la alimenta. Ma è lì, nel cuore del problema, che tutto si azzera e la retorica della democrazia si trasforma in una lotta contro il tempo: quello della bomba che sta per esplodere, ossessivo ed onnipresente, ma anche quello della tregua, scandito dal conto alla rovescia che accompagna e sottolinea in maniera drammatica, per il sentore di non riuscire ad arrivare al traguardo, le missioni di una squadra di artificieri nella capitale irachena. E’ proprio laggiù, tra macerie reali (desunte dal contesto contingente) e metaforiche (quelle che appartengono alla vita dei tre protagonisti) che la Bigelow organizza il “rendez vous” con il suo cinema, tornando a respirare la libertà ed il dinamismo delle produzioni a basso budget. Un ritorno sulla terra, a base di “macchina a mano ed olio di gomito”, per denudare la notizia e restituircela nella crudezza della sua complessità.
La cronaca giornaliera, roboante ed adrenalinica quanto basta per stimolare le sinapsi dell’autrice, si mescola con i sentimenti di un privato tratteggiato in maniera minimalista ed imploso negli sguardi di quegli uomini e nella reticenza delle loro parole. Americano nel privilegiare l’azione all’astrazione, “The Hurt Locker” non tralascia niente di questa sporca guerra: ci sono bambini che muoiono e soldati che uccidono, c’è l’onnipotenza di chi si crede vincitore ma anche il sudore freddo della paura. Ma è soprattutto il senso di tragica fatalità, continuamente presente negli sviluppi e nelle conclusioni delle vicende che occupano la scena e reso tangibile nel protagonista principale, un soldato che non può fare a meno della guerra- dopo i vampiri de “Il buio si avvicina” ed i surfisti di “Point break, la Bigelow ripropone con successo un personaggio “Addicted”- che il film riesce a superare le barriere del genere, diventando ben presto un resoconto sulla condizione umana. Se la messa in scena della guerra appare estremamente veritiera, convince la volontà della Bigelow di dare un nome a coloro che la combattono, al di là delle ideologie e delle ragioni di parte. Un cast di quasi sconosciuti (Makie l’avevamo visto in “She hate me”di Spike Lee e nel mai distribuito “Half Nelson”, film nominato all’Oscar per la formidabile interpretazione di Ryan Gosling) e due star (Ralph Fiennes e Guy Pierce) che scompaiono quasi subito ci danno il senso di un opera che riduce le distanze e punta dritta al cuore dello spettatore.

VICKY CRISTINA BARCELLONA



Woody Allen esorcizza la morte rincorrendo storie sempre più affidate alla presenza ed alla giovinezza dei suoi attori. Il motivo della fascinazione americana per il vecchio continente, ampiamente sfruttato dalla letteratura e poi dal cinema d’oltreoceano, è il pretesto per mettere in scena una ronda amorosa in cui i motivi esistenziali si confondono con quelli più specificatamente legati alla sfera sessuale. Resi credibili dalla bellezza dei suoi interpreti e da un paesaggio spagnolo che mette in scena tutte le armi della sua forza seduttiva, gli intrecci amorosi dei personaggi si susseguono in maniera ondivaga fino ad un epilogo che ristabilisce le posizioni di partenza e confermano la filosofia alleniana sulla volubilità dell’uomo e l’importanza del caso nelle scelte che decidono vita.
La fragilità dell’elemento umano, enfatizzata dalla sempiterna presenza dei monumenti locali, su cui Allen si sofferma non solo per esigenze produttive (il film è stato sovvenzionato, non senza polemica, dalle istituzioni locali) ma anche per segnare la distanza che ci separa da quella coerenza strutturale, trova le sue ragioni nella disarmante spontaneità del pittore interpretato da Bardem, una sorta di “calamita/à” per la controparte femminile divisa tra ragione e sentimento.
L’evidenza delle sue parole ed anche della sua arte amatoria (che Allen come al solito spia dal buco della serratura) sconvolgerà le certezze e soprattutto la morale di un mondo anglosassone arroccato su principi indifendibili. “Vicky Cristina Barcellona” conferma la volontà del regista di alleggerire lo spessore delle sue storie ed il volume del suo frasario (sempre al di sopra della media) ma questa volta produce un film che fa fatica a stare insieme ed è quasi evanescente sul piano drammaturgico: consapevole della beltà delle sue attrici (Scarlett Johansson modello Monroe, la Cruz che rifà la Magnani,e la Hall, vera donna Allenniana per il groviglio di nevrosi e crolli psicologici che ne scandiscono i comportamenti) il registà si innamora dei loro corpi e lascia al didascalismo della voce narrante il compito di cucire le sequenze. I giornali ci informano di un film appena terminato, in cui la grande mela ed il suo celeberrimo cantore saranno di nuovo protagonisti. Dopo l’esilio europeo un ritorno gradito per quelli che amano il regista Newjorkese.

giovedì, ottobre 23, 2008

Film in sala da venerdi' 24 ottobre

Tropic Thunder
Regia: Ben Stiller
genere: commedia
prod.: USA, Germania

Albakiara
Regia: Stefano Salvati
genere: commedia
prod.: Italia

Babylon A. D.
Regia: Mathieu Kassovitz
genere: azione
prod.: USA, Francia

L'uomo che ama
Regia: Maria Sole Tognazzi
genere: commedia
prod.: Italia

lunedì, ottobre 20, 2008

La classe

La classe è uno di quei film che sembrano preesistere alla loro messa in scena. Voglio dire che ogni singolo elemento di quella rappresentazione sembra appartenergli indipendentemente dalla volontà del suo autore; è come se tutte le parti in gioco trovassero proprio in quel momento il modo migliore per esprimersi e diventassero come per incanto una cosa sola. Un armonia di immagini e di suoni, di umanità e situazioni che è impossibile riprodurre ma solo filmare, essendone testimoni.

Poi c’è l’inquadratura finale, quella in cui vediamo l’aula deserta, quasi un fermo immagine se non fosse per le voci che ci raggiungono attraverso il cortile della scuola: è in quei fotogrammi che il cinema torna a farsi presente; è in quel momento di stasi apparente (le urla dei ragazzi “fuori dalle mura” ci ricordano il contrario) che smettiamo di essere semplici spettatori ma diventiamo parte della visione, riempiendo lo schermo con il flusso ancora caldo dei nostri pensieri. Sembra quasi un passaggio di consegne tra i protagonisti della storia e quelli della sala, in un clima di stupore sospeso che ricorda l’idea di cinema proposta da Woody Allen ne “Rosa purpurea del Cairo”. L’aula continua a restare lì, i banchi ancora caldi di energia e le nostre sensazioni a suturare quell’assenza. Arte che si fa vita.


Se volete farvi un altro regalo ecco due titoli che fanno al caso vostro:
Risorse Umane” il film d’esordio di Cantet. Un viaggio al termine della notte nel mondo del lavoro e nella vita , filmato con lo sguardo di chi non fa sconti all’esistenza.
"Essere o avere" (2002) di Nicolas Philibert, un film che anticipa in tutti i sensi i temi affrontati da "Entres le mures".


giovedì, ottobre 16, 2008

ITALIA '70 - IL CINEMA A MANO ARMATA

Terza puntata - Gli attori (3)

henry silva HENRY SILVA

Di origini umilissime, riusciva a pagare le rette dell'Actor's Studio lavorando come cameriere.
La sua esperienza nel cinema statunitense si limita a parti secondarie dove di solito interpreta il cattivo di turno.
La sua carriera italiana è merito di FERNANDO DI LEO che lo volle protagonista de LA MALA ORDINA (1972) e IL BOSS (1973), le buone prove fornite in queste due pellicole lo imposero all'attenzione dei produttori del poliziesco italiano.

Filmografia Poliziesca:
Quella carogna dell'ispettore Sterling (1968);
La mala ordina (1972);
Il re della mala (1973);
Il boss (1973)Fatevi vivi, la polizia non interverrà (1974);
Quelli che contano (1974)Milano odia: la polizia non può sparare (1974);
L'uomo della strada fa giustizia (1974);
Poliziotti violenti (1976);
Il trucido e lo sbirro (1976);
Napoli spara! (1977).


john saxon JOHN SAXON

JOHN SAXON è il nome d'arte di CARMINE ORRICO, figlio di emigranti italiani e nasce a Brooklyn nel 1935.
Saxon al pari di altri suoi colleghi d'oltreoceano fa parte di quella schiera di attori americani di seconda e terza fascia che venivano ingaggiati dai produttori del poliziesco italiano per dare un 'respiro internazionale' al film e facilitarne la vendita all'estero.
Questi attori venivano ingaggiati per partecipare al film con un numero limitato di pose in maniera che la produzione potesse permettersi il pagamento del loro budget (comunque esiguo), ma è fatto assodato che questi attori si offrissero (o li venisse chiesto) di partecipare a molte più scene di quelle stabilite sul contratto e che si facessero pagare in nero.
Alcuni produttori per limitare le spese, facevano fermare in Italia le star americane alcuni mesi, in modo da fargli partecipare a più film.
JOHN SAXON nel solo 1976 girò ben 5 film in Italia.
Nella sua carriera J. SAXON ha partecipato a diversi episodi della serie televisiva L'UOMO DA SEI MILIONI DI DOLLARI e vinse un GOLDEN GLOBE come miglior attore non protagonista per A SUD DI SONORA (1966).
Negli ultimi anni è apparso in diverse serie televisive tra cui C.S.I e MASTERS OF HORROR

Filmografia poliziesca:
Baciamo le mani (1973);
Mark colpisce ancora (1976);
Napoli violenta (1976);
La legge violenta della squadra anticrimine 81976);
Una magnum special per Tony Saitta (1976);
Italia a mano armata (1976);
Il cinico, l'infame, il violento (1977).

ITALIA '70 - IL CINEMA A MANO ARMATA

Terza puntata - Gli attori (2)


mario adorf MARIO ADORF

Nasce a Zurigo nel 1930 da una relazione clandestina tra un infermiera alsaziana e il chirurgo calabrese Matteo Menniti.
Attore feticcio di FERNANDO DI LEO (al quale sarà dedicata una puntata della nostra rubrica) è uno dei protagonisti dei gialli-noir del regista foggiano: MILANO CALIBRO 9 e LA MALA ORDINA.
E' al fianco di E.M. SALERNO in LA POLIZIA RINGRAZIA (1972).
Nel suo curriculum film di assoluto valore e dal buon successo commerciale come L'UCCELLO DALLE PIUME DI CRISTALLO (1970) di Dario Argento, IO HO PAURA (1977) di Damiano Damiani con l'immenso G.M. VOLONTE' e anche FRANCESCO (1989) di Liliana Cavani.

Filmografia Poliziesca:
Il caso venere privata 1970;
La violenza: quinto potere 1971;
La polizia ringrazia 1972;
Milano calibro 9 1972;
La mala ordina 1972;
Processo per direttissima 1974;
La polizia chiede aiuto 1974;
Io ho paura 1977;


maurizio merli MAURIZIO MERLI

Merli divenne nella seconda metà degli anni '70 uno degli attori piu' noti e richiesti del genere poliziesco.
L'esordio nel genere avvenne nel 1975 in ROMA VIOLENTA diretto da Marino Girolami (il papà di Enzo G. Castellari) che voleva un protagonista esteticamente simile a Franco Nero che tanto successo aveva avuto con LA POLIZIA INCRIMINA LA LEGGE ASSOLVE diretto proprio dal figlio di Girolami.
M. Merli, infatti, si fece crescere appositamente i baffi che poi diventarono il suo marchio di fabbrica.

Il film, anche se non tra i migliori del genere fu un successo strepitoso tanto che incassò oltre due miliardi di lire (stiamo parlando del 1975).
Merli interpretava esclusivamente personaggi di poliziotti duri, stanchi del lassismo della legge e dei magistrati. In seguito Merli fu valorizzato da U. LENZI con il quale realizzò film di livello superiore a quello del suo esordio nel genere.
Merli era molto apprezzato e ammirato dai registi, perchè quasi sempre, anche in occasione di scene pericolose rifiutava le controfigure.
Col finire degli anni settanta e con il tramonto del genere poliziesco, MERLI fece fatica a trovare spazio nel mondo del cinema e i suoi tentativi di riciclarsi in altri generi cinematografici furono un fallimento.
Maurizio Merli morì d'infarto il 10 marzo 1989, a soli 49 anni mentre giocava a tennis con un amico.

Filmografia Poliziesca:
Roma violenta 1975;
Roma a mano armata 1976;
Napoli violenta 1976;
Paura in città 1976;
Italia a mano armata 1976;
I gabbiani volano basso 1977;
Il Cinico, l'infame, il violento 1977;
Poliziotto sprint 1977;
Un poliziotto scomodo 1978;
Il commissario di ferro 1978;
Sono stato un'agente Cia 1978;
Poliziotto senza paura 1978;
Da Corleone a Brooklyn 1979;
Sbirro la tua legge è lenta..la mia..no! 1979;
Poliziotto solitudine e rabbia 1980;Buitres sobre la ciudad 1980.


luc merenda LUC MERENDA

Modello francese con qualche fotoromanzo alle spalle, viene notato e scelto da SERGIO MARTINO per il ruolo del protagonista di MILANO TREMA: LA POLIZIA VUOLE GIUSTIZIA (1973).
Il successo è notevole e LUC MERENDA girerà altri film con S. Martino, vale a dire: I CORPI PRESENTANO TRACCE DI VIOLENZA CARNALE (1973) e LA POLIZIA ACCUSA : IL SERVIZIO SEGRETO UCCIDE (1975) uno dei primi film ad affrontare il tema dei servizi segreti deviati.
Finita la parentesi del poliziesco italiano Luc Merenda interpreta ruoli secondari in alcune commedie come SUPERFANTOZZI e I POMPIERI 2.
All'inizio degli anni '90 si ritira nella natìa Francia dove intraprende il lavoro di antiquario.

Filmografia Poliziesca:
Milano trema: la polizia vuole giustizia (1973);
I corpi presentano tracce di violenza carnale (1973);
L'uomo senza memoria (1974);
Il poliziotto è marcio (1974);
La polizia accusa: il servizio segreto uccide (1975);
La città gioca d'azzardo (1975);
La città è sconvolta: caccia spietata ai rapitori (1975);
Il conto è chiuso (1976);
Gli amici di Nick Hezard (1976);
La banda del trucido (1977);
Italia ultimo atto? (1977);
Napoli si ribella (1977);
Il commissario Verrazzano (1978);
Bersaglio altezza uomo (1979).

ITALIA '70 - IL CINEMA A MANO ARMATA

Terza puntata - Gli attori (1)

enrico maria salerno Carneadi del grande schermo, specializzati del genere, attori di livello internazionale, attori americani sul viale del tramonto. Molte sono le facce che hanno dato vita ai personaggi del cinema poliziesco. Alcuni addirittura hanno vissuto momenti di notorietà esclusivamente grazie a questo genere cinematografico. Di seguito una carrellata dei volti più noti e significativi del poliziesco italiano.

ENRICO MARIA SALERNO

Straordinario attore di cinema e teatro. Nel 1960 fonda con Giancarlo Sbragia e Ivo Garrani la "Compagnia degli Attori Associati" che si rivolge ad un teatro a forte connotazione sociale, non a caso il primo spettacolo portato in scena dalla compagnia è SACCO E VANZETTI.
Nello stesso anno con Manfredi, Mastroianni, Foa' ed altri, fonda quello che in seguito sarebbe diventato il SINDACATO ATTORI ITALIANI.
Sempre negli anni '60 doppia CLINT EASTWOOD nella famosa "trilogia del dollaro" di SERGIO LEONE.Come regista gira 3 film: ANONIMO VENEZIANO, CARI GENITORI e EUTANASIA DI UN AMORE.

Nel genere poliziesco ha interpretato quasi esclusivamente il ruolo del poliziotto, compreso lo storico Commissario Bertone ne LA POLIZIA RINGRAZIA (vedi prima puntata).
Da ricordare anche altri film di buon livello nel genere poliziesco: A TUTTE LE AUTO DELLA POLIZIA (1975) e il crudele L'ULTIMO TRENO DELLA NOTTE (1975) diretto da ALDO LADO, pellicola sospesa a metà tra poliziesco e giallo con scene che potrebbero essere considerate antesignane dell'attuale genere torture-porn.
Muore a Roma il 28 febbraio 1994 dopo aver lavorato in 102 spettacoli teatrali e 92 film per il cinema oltre a decine di sceneggiati tv.

Filmografia Poliziesca:
La violenza: quinto potere 1971;
La polizia ringrazia 1972;
La polizia è al servizio del cittadino? 1973;
La polizia sta a guardare 1973;
No, il caso è felicemente risolto 1973;
Bisturi, la mafia bianca 1973;
Un uomo una città 1974;
Hold-up Istantanea di una rapina 1974;
La città gioca d'azzardo 1975;
A tutte le auto della polizia 1975;
Fango bollente 1975;
La polizia interviene: ordine di uccidere 1975;
L'ultimo treno della notte 1975.



thomas milian TOMAS MILIAN

Pseudonimo di TOMAS QUINTIN RODRIGUEZ, nato a L'Avana nel 1932, figlio di un Generale del regime di Gerardo Machado, lasciò Cuba per gli Usa quando il padre fu arrestato in seguito al colpo di stato di Fulgencio Batista.
Divenne cittadino americano e frequentò l'Actor's Studio.
Alla fine degli anni cinquanta ebbe inizio la sua fortunata carriera italiana, durante la quale lavorò con registi del calibro di Luchino Visconti e Pier Paolo Pasolini.
Attore di film di genere per eccellenza ottenne strepitoso successo in tutti i generi in cui si è cimentato. Dopo piccole parti in film d'autore, sul finire degli anni '60 iniziò a frequentare lo spaghetti-western ottenendo subito successo con buoni lavori come TEPEPA (1968) e VAMOS A MATAR COMPANEROS (1970) in coppia con Franco Nero.
Finito il periodo d'oro del western italico, MILIAN interpreta un ruolo secondario in BANDITI A MILANO (1968) diretto da Carlo Lizzani con G.M. Volonte', pellicola che seppur ambientata a Milano ripercorre le gesta della tristemente nota BANDA CAVALLARO che agiva nel torinese.
Nel 1972 è il protagonista maschile dello stracult di Lucio Fulci NON SI SEVIZIA UN PAPERINO.
Poi nel 1974 è finalmente il momento del poliziesco.
I primi due film come protagonista di Tomas Milian sono due pietre miliari del genere. SQUADRA VOLANTE di Stelvio Massi con Gastone Moschin, buon poliziesco con venature noir, dove T. Milian interpreta un poliziotto disilluso e incattivito che ha come unico scopo quello di trovare l'assassino di sua moglie. Nello stesso anno (finalmente doppiato da Ferruccio Amendola) interpreta uno dei personaggi più cattivi di tutto il genere poliziesco, vale a dire GIULIO SACCHI, protagonista dell'ultraviolento e capolavoro assoluto MILANO ODIA: LA POLIZIA NON PUO' SPARARE di Umberto Lenzi.
Poi un susseguirsi di titoli di successo sino al tramonto del genere poliziesco.
Ma come tutti i generi cinematografici, anche il poliziesco, una volta morto viene riesumato sotto forma di commedia/parodia e T. MIlian si ricicla nel ruolo del Maresciallo NICO GIRALDI interpretando una decina di film con attori comici come BOMBOLO e ENZO CANNAVALE (La famosa serie dei 'delitti' ...sul tevere - a porta romana - al blue gay ecc...).
Tornato in Usa interpreta alcuni ruoli in film di successo come come JFK, nel 2000 interpreta il Generale Salazar in TRAFFIC (vicitore di quattro premi Oscar) diretto da S. Soderbergh con protagonisti Benicio Del Toro e Michael Douglas.

Filmografia Poliziesca:
Banditi a Milano 1968;
Un uomo dalla pelle dura 1971;
Il consigliori 1973;
Milano odia: la polizia non può sparare 1974;
Squadra volante 1974;
La polizia accusa: il servizio segreto uccide 1975;
Il giustiziere sfida la città 1975;
Squadra antiscippo 1976;
Roma a mano armata 1976;
Liberi armati pericolosi 1976;
La banda del trucido 1977;
Squadra antitruffa 1977;
La banda del gobbo 1977;
Il cinico, l'infame, il violento 1977;
Squadra antigangster 1979.


franco nero FRANCO NERO

Attore di caratura superiore rispetto ai colleghi che hanno frequentato il genere poliziesco, esordisce nel 1962 con il film PELLE VIVA.Il successo arriva dopo pochissimi anni, precisamente nel 1966, con il mitico DJANGO, western di Sergio Corbucci.Altri titoli di successo di Franco Nero sono il bellissimo IL GIORNO DELLA CIVETTA (per il quale si aggiudicò un David di Donatello) tratto dall'omonimo romanzo di Leonardo Sciascia e diretto da Damiano Damiani, VAMOS A MATAR COMPANEROS (1970) e QUERELLE DE BREST (1982).
Nella sua carriera cinematografica ha lavorato con registi del calibro di Fassbinder, Petri, Bunuel, Bellocchio, solo per citarne alcuni.
Il successo (anche) nel genere, arriva con i due polizieschi per eccellenza di Enzo G. Castellari: LA POLIZIA INCRIMA LA LEGGE ASSOLVE (1973) e IL CITTADINO SI RIBELLA (1974).

Filmografia Poliziesca:
Tecnica di un omicidio 1966;
Sequestro di persona 1968;
Un detective 1969;
Confessione di un commissario di polizia al procuratore della repubblica 1971;
L'istruttoria è chiusa: dimentichi 1972;
Senza ragione 1973;
La polizia incrimina la legge assolve 1973;
Corruzione al palazzo di giustizia 1974;
Perchè si uccide un magistrato 1974;
I guappi 1974;
Il cittadino si ribella 1974;
Gente di rispetto 1975;
Sahara cross 1977;
Il bandito dagli occhi azzurri 1980;
Il giorno del cobra 1981.

Film in sala da venerdi' 17 ottobre

Lezione ventuno
Regia: Alessandro Baricco
genere: drammatico
prod.: Italia

Vicky Cristina Barcelona
Regia: Woody Allen
genere: commedia
prod.: USA, Spagna

Wall.e
Regia: Andrew Stanton
genere: animazione
prod.: USA

Fratellastri a 40 anni
Regia: Andrew Stanton
genere: commedia
prod.: USA

Quel che resta di mio marito
Regia: Christopher N. Rowley
genere: commedia
prod.: USA

martedì, ottobre 14, 2008

Un segreto tra di noi



“Fireflies in the garden”, dell’esordiente Dennis Lee, è il libro della svolta nella carriera di Mike Taylor (Reynolds frescosposo di Scarlett Johansson), scrittore di successo ma uomo tormentato dai ricordi di un infanzia infelice: il manoscritto che il protagonista porta porta con sé in occasione della festa per celebrare la laurea della madre (Julia Roberts dimessa ai limiti dello sciatto) è il mezzo per chiudere i conti con un padre despota (a cui basta e avanza la faccia di William Defoe) ed anaffettivo ma anche lo strumento per riconciliarsi con un vissuto familiare caratterizzato dal disagio di chi si sente sempre fuori posto. Un mondo problematico e privo di certezze che rischia di rimanere tale quando una tragica fatalità toglie al protagonista l’unica ancora di salvezza e lo costringe ad un confronto prima personale e poi collettivo con gli altri membri del nucleo familiare.
Tipico esempio di quel filone cinematografico che a partire da “Il grande freddo” ha trasformato il dramma borghese in terapia di gruppo, “Un segreto tra di noi” non aggiunge nulla alla causa, ma si limita a riproporre il modello originale con l’eccezione della frammentazione narrativa, diventata un escamotage per nascondere mancanza di idee e movimentare un andamento altrimenti saporifero. Lee non rischia niente affidandosi ad un cast eccellente (ed oggi essenziale per poter mettere in piedi questo genere di film) che però è costretto a lavorare con una sceneggiatura che gira a vuoto ed arriva alla svolta decisiva, quella che dovrebbe produrre la catarsi nello stato d’animo dei personaggi, senza averli fatti crescere dal punto di vista psicologico: arrivati al dunque tutto si scioglie come neve al sole, lasciando la sensazione di un inutile perdita di tempo.>

Il matrimonio di Lorna


Due film in uno: nel primo vi sono le certezze e la determinazione della protagonista, un immigrata albanese decisa a sacrificare la sua integrità morale per un bar che vuole aprire insieme al fidanzato. Nulla sembra distorglierla dai suoi propositi, neanche quel marito tossicomane (Jeremie Renier) che ha sposato in cambio di denaro e che presto lascerà al sua esistenza senza futuro. Poi a metà del film, la morte del coniuge, assassinato dai complici (Fabrizio Rongione) di lei fa saltare il banco. E’ un salto netto, vertiginoso, senza preavviso. La ragazza che avevamo conosciuto e forse giudicato non esiste più; Il suo passo è diventato incerto, non lineare, erratico, scandito da traiettorie senza metà ed in sintonia con lo mondo circostante che sembra agevolare questo smarrimento, sostituendo i limiti del contorno urbano e industriale con le aperture e gli spazi aperti della campagna belga.
E’ li che la vediamo per l’ultima volta, sola e delirante, intenta ad accudire un senso di colpa che sembra non lasciarli scampo. Un film disumano se non fosse per quella sequenza centrale, breve ma folgorante, che si inserisce nel solco del prima e dopo della storia: in quella casa che assomiglia ad una camera di albergo si consuma il cuore del film; Lorna (Arta Dobroshi) ha la bellezza di chi torna alla vita e quell’abbraccio all’uomo che l’ha fatta sentire importante con la verità del suo dolore, ha lo slancio di chi ama davvero. La religione dei fratelli Dardenne è tutta lì, in quella fusione di corpi chè è condivisione di umanità, in cui le differenze ci avvicinano a chi ci sta di fronte. Tutto il resto, anche in questo film, è "noumeno".

Le tre scimmie


Ceylan è un pittore dell’ anima che nella sua pur breve carriera si è già conquistato uno zoccolo di fedelissimi ed una serie di premi nei principali festival internazionali (quest’ultimo ha ricevuto il premio per la miglior regia al festival di Cannes 2008): i suoi sono film che lasciano alle immagini il compito di spiegare i contenuti ed anche “Le tre scimmie” non sfugge a questa regola. Ambientato nella periferia di una Istanbul arcaica e misteriosa, la storia si dipana in maniera lenta ma inesorabile a partire da un delitto mai commesso di cui Eyup, marito di Hacer e padre di Ismail si assume la colpa in cambio di denaro e prosegue con le conseguenze di quel gesto all’interno del nucleo famigliare apparentemente unito ma in realtà lacerato dalla perdita del figlio minore e costruito sulle ipocrisie dei suoi componenti.
Ad una trama quasi rarefatta, nella quale sembra non accadere nulla e che privilegia situazioni che appartengono ad un cinema esistenziale fortemente autoriale, fa da contraltare la profondità dei significati e la densità delle atmosfere che Ceylan costruisce utilizzando la cinepresa come il pennello di un pittore: fuori dal tempo i tre protagonisti sembrano quasi sospesi in uno stato di perenne dormiveglia in cui il la realtà sembra reagire al loro stato d’animo. Il fischio del treno che si fa spazio tra le fessure di una finestra, il rumore dell’acqua attraversata da un natante, il crepitio improvviso di un temporale, o il fruscio di una folata di vento così come un gesto apparentemente insignificante vengono soppesati e quasi dilatati all’infinito dallo sguardo dell’autore fino a diventare essi stessi il simbolo di una condizione umana condannata all’incomunicabilità ed alla sofferenza. Intarsiata dal perfetto gioco di luci ed ombre, la fisognomica dei protagonisti che ha il sapore dell’antico, ed i loro sguardi muti e pure grondanti un emotività troppo a lungo implosa completano la topografia di un film che lascia a chi lo guarda la possibilità di entrarvi dentro e completarlo con la sensibilità ed il vissuto che gli appartiene

Miracolo a Sant'Anna




"In un momento di cambiamento radicale ringrazio Fabrizio e Carmen per il sostegno della loro amicizia"

YES WE CAN”, lo slogan del candidato democratico alla Casa Bianca deve aver contaggiato anche un battitore libero come Spike Lee, solitamente lontano dagli happening mediatici, e qui al contrario impegnato nella causa con un film che spinge verso una rivitazione della storia americana in chiave “Afro” ed ambisce al risultato più alto, per la volontà di legare la forma del suo cinema ai contenuti ed allo stile del neoralismo italiano.
Un omicidio senza movente e le giustificazioni che l’assassino rilascia ad un intraprendente giornalista sono il pretesto per un viaggio nel passato in cui si raccontano le vicende di un gruppo di “Buffalo Soldier”, soldati afroamericani che durante la seconda guerra mondiale militarono nelle fila dell’omonima unità, composta per la maggior parte da uomini di colore, qui costretti a condividere la realà della vita partigiana e le vicissitudini della popolazione occupata, dopo che un imboscata finita in tragedia li ha costretti a riparare all’interno del dispositivo avversario dislocato nella campagna toscana. L’incontro con un bambino misteriosamente scampato al massacro del titolo insieme alle relazioni che i superstiti stabiliscono con la componente locale danno modo al regista di ridisegnare non tanto la storia, che anche nella versione di Lee rimane alquanto romanzata e spesso di parte, ma l’iconografia che di essa è stata data dalla cinematografia statunitense che ha sempre escluso la presenza afroamericana dalla celebrazione dei suoi caduti. Un impegno non indifferente e che da solo basterebbe a costruire una carriera viene doppiato dall’incursione nelle vicende italiche, "illustrate" attraverso una serie di sottotrame, ora politiche, ora personali che finiscono per distaccarsi da quella principale e che forzatamente ne condividono lo spazio filmico. Acuita da un unità narrativa (il protagonista che racconta la storia) continuamente contraddetta (molti episodi appartengono alla memoria del regista demiurgo e non a quella del narratore che di fatto non era a conoscenza degli stessi), il film sembra incapace di sostenere la complessità della materia e fallisce anche sul piano empatico, distraendo lo spettatore con continui cambi di scena (e di toni) e togliendo ai personaggi ed ai loro interpreti il tempo necessario per andare oltre la finzione e superare lo stereotipo nel quale rimangono relegati. Ad eccezione della scena della carneficina del Serchio, in cui con un montaggio alternato tra la faccia della sirena tedesca che vuole far desistere i soldati dal combattere e quelle di chi invece non si tirera indietro, andando incontro ad un massacro costruito come se fosse quello del Soldato Ryan, in un crescendo di orrore crudele e grottesco, Miracolo a Sant Anna sembra un opera rimasta ancora sul quaderno del suo autore: girare sui luoghi che furono teatro di quegli avvenimenti, utilizzare un formato che diminuisce lo scarto tra realtà e finzione, così come il rifarsi al meglio del cinema war movie (ma oltre a Rossellini Eastwood e Spielberg anche Benigni meriterebbe i diritti d’autore per la caratterizzazione del bambino che ricalca quello da lui creato per la “Vita è bella”) deve essere il punto di partenza ed invece finisce per diventare il solo motivo di interesse: Lee interroga la Storia senza attenderne le risposte ma invece sottomettendola ad un ideologia che magari funziona quando scaturisce dal vissuto, ma diventa stucchevole e didascalica quando deve affrontare realtà che non gli appartengono. Con questo spirito si finisce per annullare le diversità, -L’eccidio di Stazzema è un urgenza risolta in maniera frettolosa, mentre le differenze tra “rossi e neri” sembrano appartenere alla celebre frase morettiana a proposito dei film di Alberto Sordi – a tutto vantaggio di chi ama nelle polemiche ci sguazza (tante sono state quelle che hanno preceduto l’uscita del film) ed a detrimento dello spettatore che vorrebbe vedere un opera compiuta. Dispiace per Lee, solitamente efficace ed anche per la compagine italiana impegnata a riacquistare una credibilità internazionale a cui quest’opera non rende un buon servizio.

Zohan


ZOHAN (Usa 2008)
Regia: Dennis Dugan
Cast: Adam Sandler - John Turturro - Emmanuelle Chriqui - Lainie KazanTrama:

Zohan è un efficientissimo agente delle forze speciali israeliane, decide di mollare tutto per andare a fare il parrucchiere a Manhattan. Zohan è il più famoso agente del Mossad, osannato in Israele per i numerosi successi ottenuti nella lotta contro i Palestinesi e in particolare contro il suo nemico numero uno, l'altrettando famoso e idolo del popolo palestinese Phantom.Approfittando di uno scontro all'ultimo sangue con il suo rivale, Zohan si finge morto e raggiunge gli Stati Uniti dove ha intenzione di diventare parrucchiere.

Cercare di far ridere il pubblico su un argomento come quello del terrorismo è esercizio difficile di questi tempi ma Adam Sandler ci riesce con una comicità sopra le righe che punge equamente israeliani e palestinesi, e puntando molto sulla fisicità del suo personaggio.
Prima ora del film a dir poco scoppiettante con gag intelligenti e irresistibili, su tutte quella che vede alcuni palestinesi aspiranti terroristi che compongono il numero verde di Hezbollah per acquistare armi e si sentono rispondere da una segreteria telefonica che "...il servizio di fornitura di armi è momentaneamente sospeso a causa dei colloqui di pace attualmente in corso, il servizio riprenderà appena questi saranno falliti...".
Ottimo John Turturro nei panni di Phantom e "apparizioni speciali" per Mariah Carey, John Mcenroe e Henry Winkler.
Finale con inevitabile messaggio di pacifica convivenza.



lunedì, ottobre 06, 2008

BURN AFTER READING - A PROVA DI SPIA

Brad Pitt
Dopo la straordinaria e pluripremiata (giustamente) parentesi di NON E' UN PAESE PER VECCHI, i fratelli Coen tornano al cinema a loro più caro, vale a dire la commedia nera.
BURN AFTER READING è un meccanismo ad orologeria, i Coen applicano gli schemi e i clichè della spy-story con precisione, infarcendoli con gli elementi classici del tragicomico: personaggi bizzarri, situazioni improbabili, folle intreccio degli eventi.


La prima impressione è quella di trovarsi di fronte ad un divertissement studiato e ragionato, niente di più, insomma un bel pacco regalo con nulla dentro.In realtà presto emerge prepotentemente la volontà dei fratelli del Minnesota di mettere alla berlina i costumi dell'americano medio.

Infatti i Coen raccontano che lifting e denaro sono in cima ai pensieri di molti, che tutti sono propensi a tradire e che l'etica e la moralità sono andate a farsi benedire da un pezzo.

Cast di alto livello con John Malkovic su tutti e con Clooney e Pitt che buffoneggiano per tutto il film.

Pellicola gradevole e ovviamente ben confezionata.

ITALIA '70 - IL CINEMA A MANO ARMATA

Seconda puntata - I Registi

Ovviamente come tutti i generi cinematografici, anche il poliziottesco ha avuto i 'suoi' registi.
Una pattuglia di artigiani della celluloide che in molti casi si erano già cimentati con altri generi e che in futuro avrebbero fatto altrettanto seguendo la moda del momento.
Di seguito dei brevi ritratti di quei registi che più di altri hanno contribuito al successo del poliziesco italiano.

SERGIO MARTINO
Regista prolifico ha frequentato tutti i generi cinematografici: giallo, horror, poliziesco, erotico, commedia scollacciata.I titoli di maggior successo di S.Martino sono: il giallo LO STRANO VIZIO DELLA SIGNORA WARDH (1971) e il comico L'ALLENATORE NEL PALLONE (1984).
spicca I CORPI PRESENTANO TRACCE DI VIOLENZA CARNALE (1973) prodotto da Carlo Ponti, un giallo di buona suspence con sprazzi gore che fu distribuito anche negli Usa con il titolo di TORSO.

Filmografia Poliziesca:
Milano trema: la polizia vuole giustizia 1973;
I corpi presentano tracce di violenza carnale 1973;
La città gioca d'azzardo 1975;
La polizia accusa: il servizio segreto uccide 1975;
Morte sospetta di una minorenne 1975.

UMBERTO LENZI
Giustamente considerato uno dei maestri del poliziesco, esordisce alla regia nel 1961 e ottiene una certa notorietà con i gialli-sexy.
Il vero successo arriva con i polizieschi, in pochissimi anni gira film tra i più belli del genere, primo tra tutti MILANO ODIA: LA POLIZIA NON PUO' SPARARE capolavoro assoluto del genere a cui dedicheremo una specifica puntata.
Insieme a Tomas Milian e allo sceneggiatore Dardano Sacchetti creò il personaggio di Er Monnezza che appare in IL TRUCIDO E LO SBIRRO (1976) e LA BANDA DEL GOBBO (1977), sino al tradimento che Tomas Milian fece nei confronti di Lenzi, interpretando Er Monnezza nel film (minore) di Stelvio Massi, LA BANDA DEL TRUCIDO (1977).
Rotto il sodalizio con Tomas Milian, LENZI tira fuori dal cilindro un nuovo protagonista per i suoi film: MAURIZIO MERLI con il quale gira NAPOLI VIOLENTA (1976) e IL CINICO L'INFAME IL VIOLENTO che originariamente si doveva chiamare INSIEME PER UNA GRANDE RAPINA - infatti anche il trailer distribuito poche settimane prima dell'uscita del film riportava quest'ultimo titolo - che fu cambiato all'ultimo momento su insistenza di LENZI.
Passato il periodo poliziesco LENZI tornò ad un suo vecchio amore, il cannibal-horror.
Difatti, LENZI nel 1972 aveva già diretto un film passato inosservato e mal distribuito per problemi di censura dal titolo IL PAESE DEL SESSO SELVAGGIO, ma sulla scia del successo e dello scandalo provocato da Ruggero Deodato con il suo CANNIBAL HOLOCAUST nel 1979, LENZI torna a frequentare il genere con 2 pellicole, vale a dire
MANGIATI VIVI (1980) e CANNIBAL FEROX (1981).

Filmografia Poliziesca:
Milano Rovente 1973;
Milano odia: la polizia non può sparare 1974;
L'uomo della strada fa giustizia 1975;
Il giustiziere sfida la città 1975;
Napoli violenta 1976;
Il trucido e lo sbirro 1976;
Roma a mano armata 1976;
La banda del gobbo 1977;
Il cinico, l'infame, il violento 1977;
Da Corleone a Brooklyn 1979.

ENZO G. CASTELLARI
Figlio del regista Marino Girolami è considerato il maestro italiano del cinema d'azione. Si è cimentato con diversi generi, dallo spaghetti-western all'avventuroso, ma deve la sua notorietà al poliziesco avendo girato 2 film considerati pietre miliari del genere: LA POLIZIA INCRIMINA LA LEGGE ASSOLVE (1973) e IL CITTADINO SI RIBELLA (1974), a quest'ultimo titolo dedicheremo una puntata della nostra rubrica.
Altri titoli di successo di Enzo G. Castellari sono il western VADO L'AMMAZZO E TORNO (1967) e il film di guerra QUEL MALEDETTO TRENO BLINDATO (1977) del quale Quentin Tarantino sta scrivendo il remake.

Filmografia Poliziesca:
La polizia incrimina la legge assolve 1973;
Il cittadino si ribella 1974;
Il grande racket 1976;
La via della droga 1977;
Il giorno del cobra 1980.

STELVIO MASSI
Pur essendo uno dei più prolifici registi del genere poliziesco, in realtà raramente ha girato film al di sopra della media ad eccezione del suo primo poliziesco, vale a dire il notevole SQUADRA VOLANTE (1974) con Gastone Moschin e Tomas Milian.
S. MASSI va però ricordato per una intuizione a dir poco geniale che gli regalò la notorietà.
Negli anni '70 in Italia si vendevano settimanalmente milioni di copie di fotoromanzi, divo indiscusso di queste pubblicazioni quasi tutte edite dalla Edizioni Lancio, era il belloccio FRANCO GASPARRI.
Massi pensò a cosa sarebbe successo a milioni di donne italiane che impazzivano per Gasparri, che si presentava loro in mini foto in formato cartaceo, se lo si fosse portato sullo schermo, cioè parlante ed in movimento. Ebbe così inizio la serie di 3 film di MARK e fu un successo strepitoso, sebbene si trattasse di filmetti scritti velocemente e dalla trama esilissima che puntavano tutto sulla presenza dell'aitante Gasparri.

Filmografia Poliziesca:
Squadra volante 1974;
Mark il poliziotto 1975;
Mark il poliziotto spara per primo;
Macrò - Giuda uccide il venerdi 1975;
Mark colpisce ancora 1976;
La legge violenta della squadra anticrimine 1976;
Il conto è chiuso 1976;
La banda del trucido 1977;
Poliziotto sprint 1977;
Un poliziotto scomodo 1978;
Poliziotto senza paura 1978;
Il commissario di ferro;
Sbirro, la tua legge è lenta ...la mia...no! 1979;
Speed driver 1980;Poliziotto solitudine e rabbia 1980;
Speed cross 1980.