martedì, marzo 20, 2007

In memoria di me

il titolo del film lasciava sperare qualcosa di diverso:la bellezza delle parole, sintesi perfetta della sospensione che attraversa il cammino verso Dio di un giovane seminarista viene se non cancellata in qualche modo ridotta da una sceneggiatura che sacrifica al rigore della messinscena il tema centrale del film, ovvero la possibilità di ricercare il sacro attraverso un approccio laico e mondano della fede. La presa di coscienza del paradiso terrestre viene descritto con una ricerca stilistica che ricorda Bellocchio solamente nella forma, per la capacità di descrivere attraverso una messinscena essenziale ed una scrittura ridotta all'osso gli stati d'animo dei personaggi senza averne però la necessaria potenza evocativa.Detto questo non vanno trascurati i meriti di un regista che alla sua seconda opera continua a sfidare regole di mercato e mode pseudo intellettuali prendendo di petto la realtà con una grammatica cinematografica che non ha paura di proporsi in tutte le sue asperità e che riesce a far parlare i suoi attori peraltro bravissimi con la forza di un espressività sofferta e feroce che ricorda i volti Pasoliniani.In memoria di me resta seppur nella sua imperfezione un passaggio necessario per la crescita di un autore che alla pari di Sorrentino fa ben sperare per le future sorti del cinema nazionale.

lunedì, marzo 19, 2007

Diario di uno scandalo

Il cinema inglese ha da tempo deciso di abdicare all'impegno che ha sempre fatto parte del suo dna per sposare un cinema di maniera, capace di rastrellare premi e consensi per le performance delle sue interpreti ma senza il mordente e la rabbia che aveva incendiato la società inglese e con lei gli spettatori di tutto il mondo.
La storia si ripete con diario di uno scandalo,ispirato ad una vicenda realmente accaduta e qui interpretato da due attrici brave ma a rischio di maniera per una recitazione con il pilota automatico, che procede senza sorprese verso una fine inevitabile quanto scontata. Ma il vero punto debole è costituito da una regia decorativa che cede il passo alle due regine senza preoccuparsi di organizzare un atmosfera che faccia sentire oltrè che vedere i dolori delle due donne. Ma il paradosso maggiore è quello di trattare una storia "diversa" in maniera assolutamente normale,con uno stile che guarda alla televisione più che allo schermo di una sala cinematografica.